Tutti vogliono Higuain, ma al Napoli ci sta bene

Il Pipita è tra gli attaccanti più "caldi" di questa estate: lo vogliono in Inghilterra, ma De Laurentiis non è disposto a fare sconti
Antonio Giordano
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NAPOLI - Non tremate, è così che va il mondo (del calcio) in estate: ora comincia questo «terremoto» quotidiano di notizie, un bombardamento mediatico che in realtà vi piace, perché è un modo per poter sognare la propria squadra ideale o anche per sgretolare quella che stanno per attrezzarvi. In ognuno di voi c’è la piena consapevolezza che non è colpa dei giornali, che realmente tutto sta accadendo, anche se poi non sempre ciò che si scrive accade: perché questa è la vita, mica il calcio. Raccontiamo i fatti, quotidianamente, anzi minuto per minuto (il web ci ha cambiati) e ciò che vale ora tra mezza giornata è cancellato da nuovi eventi che hanno travolto i precedenti. Sinisa Mihajlovic è stato veramente l’allenatore in pectore del Napoli, ma dopo un mese De Laurentiis ci ha ripensato, è uscito dal suo cono d’ombra ed ha chiamato - appena venerdì mattina - Maurizio Sarri (che firmerà in giornata): facciamo i cronisti, mica dettiamo le previsioni del tempo. Per questo intorno a Gonzalo Higuain, il personaggio più carismatico del Napoli, l’hombre (straniero) più qualificato di questa squadra - forse nel calcio italiano, lui con Tevez e con Pogba, poi dipende dai punti di vista - il centravanti più completo ch’esista qui da noi, il goleador più possente del san Paolo, si può dire tutto e pure l’esatto contrario, tranne una bugia: che non piaccia. In Inghilterra, ieri, hanno scritto che lo voglia il Chelsea: ci può stare, direbbe Benitez, con arguzia un po’ madrilena e un po’ angolosassone. Ma dinnanzi a quaranta milioni di euro, De Laurentiis non s’accomoda neanche per il tè. C’è una clausola rescissoria di cento milioni (più o meno, forse meno) e colui il quale ha ricavato 64 milioni per Cavani non si lascia andare per due terzi di quella cifra. Higuain al Napoli ci sta bene, nonostante domenica 31 maggio qualche deficiente abbia pensato di mettergli paura con un blitz intorno al taxi che portava l’argentino, sua madre e suo fratello a casa: questa si chiama aggressione, e anche viltà; lascia tracce, però poi può sparire. Higuain che è algido, conosce il calcio e le sue devianze, osserva da lontano, non parla mai troppo, lascia che lo faccia suo fratello Nico, il procuratore, e governa con intelligenza ogni frazione del mercato: un anno fa, ricorderete, venne fuori la storia che sarebbe andato al Barcellona e lui dal Mondiale disse: «Ho un contratto con il Napoli. Ora devo pensare all’Argentina». Mica rimosse il pericolo, né lo alimentò. Lui, per dirla alla Soriano, è un po’ ribelle (e si vede in campo), un po’ sognatore (come è giusto che sia) ma non è un fuggitivo, saprebbe come comunicare ch’è cambiato il vento, lo direbbe frontalmente a De Laurentiis e poi assieme deciderebbero le modalità. Quando arrivò a Dimaro, due anni fa, accadde tutto all’improvviso, un blitz in piena regola, e lui scortato e rinchiuso in albergo. Stavolta è già partita la ressa intorno a lui, che nonostante abbia sbagliato quattro rigori (tra cui quello che poteva valere la qualificazione Champions), è arrivato a ventinove reti: volete che non interessi a chi sa di calcio uno del genere?


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