Parma Calcio 1913, prove per un nuovo calcio

Addio al presidente mecenate, nasce una società "cooperativa" dove i soci sono anche i tifosi. Il modello viene dalla Germania
Parma Calcio 1913, prove per un nuovo calcio© Getty Images
Francesco Colla
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E’ stata ufficialmente presentata Parma Calcio 1913, società della cordata guidata da esponenti della locale Unione Industriali che annovera quattro imprenditori e tre aziende. Guido Barilla, presidente del colosso alimentare, Marco Ferrari, Giacomo Malmesi e Gian Paolo Dallara, fondatore dell’omonima casa di auto da competizione. A questi nomi, che si impegnano nella società a titolo strettamente personale, si affiancano al momento alcune aziende locali, con Paolo Pizzarotti (Impresa Pizzarotti & C Spa), Angelo Gandolfi (Erreà Sport Spa) e Mauro Del Rio (Capital B! Srl). 

 

Per Guido Barilla, che si è detto “emozionato” si tratta di un passo storico, dal momento che l’imprenditore mai aveva indirizzato i propri interessi al mondo del calcio, tantomeno a quello cittadino: “L’idea è nata a metà di febbraio, ci siamo visti parecchie volte, abbiamo costruito il progetto e nel momento in cui ci sono state le aste per la serie B ci siamo detti fermiamoci e vediamo quel che succede. Abbiamo tutti sperato che una delle due cordate ce la facesse”.


La parola d’ordine è, sempre nelle parole di Barilla, la rinascita del calcio a Parma in modo “sano, diverso, propositivo e strutturalmente insostenibile in un mondo drammaticamente insostenibile. Vogliamo aprire un nuovo capitolo”. Non è necessario leggere tra le righe, il discorso è chiarissimo: non si tratta solo di calcio. Parma 1913 vuole diventare un nuovo modello di fare business in una città che parallelamente alla decadenza del proprio club sta vivendo una crisi che coinvolge aziende del territorio, l’aeroporto e istituzioni nazionali come il Teatro Regio. 


L’obiettivo è quello di un buon governo applicato al mondo del pallone: addio al patron, al presidente padrone, sostituito da un nuovo modo di concepire la società, quasi fosse un Comune medievale. Ad affiancare i “maggiorenti”, i notabili sopra citati, ci sarà infatti la seconda anima del club, formato dua due Srl. La prima “Nuovo Inizio Srl” è quella dei succitati, la seconda “Parma Partecipazioni Calcistiche Srl” è la grande novità, fondata sull’azionariato diffuso e alla quale hanno al momento aderito circa 200 privati cittadini e tifosi. Entrambe le società forniranno i membri del consiglio di amministrazione, presieduto da una leggenda del calcio locale, Nevio Scala, che allenò il Parma “europeo” nella prima metà degli anni ’90.


Al di là dei risultati che verranno ottenuti in campo sarà interessante seguire l’evoluzione di questa peculiare multiproprietà che si ispira al modello tedesco.  “Il fallimento del Parma – ha spiegato Marco Ferrari - non è un fallimento di una persona, ma di un modello, quello del del Presidente mecenate che assume su di sè l’onere di una squadra. Oggi non abbiamo persone che abbiano una solidità sufficiente per gestire baracconi che hanno fatturati di 50-60 milioni e costi di 70-80 milioni. Abbiamo provato a guardare un altro modello. Ci siamo ispirati a quello che è successo in Germania, dal ’99 c’è una norma secondo la quale un proprietario di un club non può avere più del 50%.” Grandi idee, nomi importanti, ma piedi per terra. Quel che è lecito attendersi lo riassume il pragmatico Scala “Ricordiamoci che non siamo in Serie A. Partiamo dai dilettanti. Siamo una squadra di dilettanti, con l’obiettivo di diventare presto professionisti”. 

 


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