Roma al bivio: la scommessa di Garcia

Anche nella situazione di precarietà, il tecnico francese è convinto di risollevare la squadra e lottare per lo scudetto
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Roberto Maida

ROMA - Più che parlare ha ascoltato. E anche se dice di non aver letto niente, ha conservato tutto quello che è stato scritto in uno scompartimento segreto del cervello. Rudi Garcia si è riposato con le persone care, in una vacanza di montagna senza neve, e adesso è pronto a ripartire, più carico e agguerrito di prima, per guidare la Roma fuori dall’impasse in cui si è arrotolata. Non dal mercoledì nero dello Spezia, probabilmente, ma già dall’estate scorsa, quando il rapporto tra l’allenatore e il padrone, cioè il presidente Pallotta, aveva subito uno scossone importante. Ma sa che può farcela. Non ha mollato l’idea di vincere lo scudetto, nonostante tutto. Ed è sicuro che con un’adeguata ristrutturazione della preparazione atletica, senza impegni infrasettimanali fino al gala di Champions con il Real Madrid, la squadra ripartirà di slancio.

EMOZIONI - Aveva capito però, che sarebbe stata una stagione complicata. Troppe cose non erano andate nella direzione a lui favorevole, dal cambio del preparatore alle operazioni di mercato. Ed è arrivato alla pausa natalizia davvero sfinito, come e più della squadra svuotata da tante partite stressanti.

La fedeltà: I giocatori hanno dimostrato di essere tutti dalla parte di Garcia

Il volto scavato della conferenza stampa dopo Roma-Genoa raccontava esplicitamente, meglio di qualsiasi ammissione, lo stato d’animo di un imputato in attesa della sentenza. Il punto è che Garcia non si sentiva colpevole. Non più di altri, comunque. Si era prestato al gioco aziendlistico di sottoscrivere il mancato acquisto di un difensore centrale («Sono soddisfatto della mia rosa»), anche se dall’analisi del reparto sospettava che sarebbe stato lì il punto debole della squadra. Invece gli è stato rimproverato (dall’interno della società) di non aver saputo rilanciare Castan, giudicato pronto da Darcy Norman ma non dall’allenatore.

PRECIPITAZIONI - Avrebbe gradito una maggiore chiarezza, per fermare la ridda di indiscrezioni su altri allenatori. Se è finita - era il senso del suo ragionamento - perché non me lo dicono? Non glielo dicevano, non potevano dirglielo, perché niente era stato definito. Il paradosso è che Garcia è partito per la Francia senza sapere se gli fosse stato consegnato un Natale da disoccupato. Ma alla fine proprio l’unità di intenti tra Garcia e Sabatini, di cui spesso si è dubitato negli ultimi mesi, è stata determinante per la prosecuzione del rapporto. Pallotta pensava al cambio, non tanto per i risultati e per l’umiliazione di Coppa Italia quanto per un progressivo deterioramento della fiducia (a insaputa dell’interlocutore, tra l’altro). E’ stato Sabatini, che nel frattempo si era cautelato contattando Spalletti, a suggerire al presidente di tergiversare, con la preziosa mediazione linguistica di Baldissoni. Meglio provare a finire questa stagione senza traumi, secondo il direttore sportivo, per poi tirare le somme. Tutti.

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