Calciomercato, Pallotta: «Roma, aria nuova e presto i risultati»

La fiducia del presidente: «Sono sicuro che torneremo una squadra fantastica»
Calciomercato, Pallotta: «Roma, aria nuova e presto i risultati»© ANSA
Roberto Maida
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ROMA - Una decina di ore di volo a ovest e una decina di gradi più su, lo Juventus Stadium può essere molto più vicino di quanto possa sembrare. Rintanato nella sua villa di Miami Beach, in solitudine come sempre capita in occasione degli appuntamenti importanti, James Pallotta si prepara a vivere una delle partite a cui tiene di più, a prescindere dal momento della Roma e dalle prospettive nell'immediato. Si aspetta progressi dalla squadra e cercherà di apprezzarli in televisione. Ma non chiede miracoli a Luciano Spalletti, che gli ha restituito entusiasmo e fiducia con due sole riunioni. «Non sono preoccupato dei risultati del breve periodo. Sono sicuro che torneremo a essere una squadra fantastica » spiega via smartphone dalla Florida.

CAMBIAMENTI - Giura di aver già notato differenze sostanziali nell'applicazione dei giocatori, nelle sedute di allenamento, nella condivisione di intenti di chi lavora a Trigoria. Componenti che a suo parere la Roma aveva smarrito negli ultimi mesi di gestione Garcia. «C'è stato un forte cambiamento nella cultura del lavoro da noi negli ultimi dieci giorni - continua Pallotta - e sono sicuro che ne raccoglieremo i frutti una volta che avremo smaltito le tossine». Il senso del messaggio è evidente. Prima qualcuno lavorava poco e/o male. Solo così il presidente, che pure esclude falle nella preparazione atletica da parte dei professionisti da lui scelti la scorsa estate, spiega il deludente debutto di Spalletti contro il Verona. Roma non è stata costruita in un giorno, amava ripetere il predecessore Thomas DiBenedetto. Ecco, anche il nuovo allenatore ha bisogno di un periodo di coinvolgimento massimale prima di incidere come vorrebbe.

LO STADIO - Pallotta peraltro non ha scelto di intervenire soltanto sugli uomini di campo. In queste ore turbolente ha anche allontanato il responsabile del progetto stadio, che poi era pure uno dei manager di fiducia nel fondo Raptor, l'azienda nucleare del suo gruppo: Mark Pannes ha deluso il patron per una serie di ragioni che si perdono nel tempo, spingendolo a guardare oltre. Pallotta adesso chiede al nuovo incaricato, David Ginsberg, vicepresidente del Fenway Sports Group (la società che possiede il Liverpool e che ha curato la ristrutturazione di Anfield), un'accelerazione tangibile che consenta di cominciare la costruzione dello stadio della Roma. Ginsberg ha già lavorato sul progetto definitivo e conta di consegnarlo alla Regione entro poche settimane. Ma Pallotta ha perso la pazienza dopo tanti rinvii e pretende novità rapide. Già gli pesa avere accantonato l'idea di entrare a Tor di Valle entro l'inizio della stagione 2017/18. Altri ritardi potrebbero generare altre reazioni "forti". Qualcuno ha addirittura ipotizzato che possa cedere la Roma, ma su questo punto il presidente è stato categorico, bollando come «ridicole» certe indiscrezioni.

RISPETTO - Non è una questione di principio o di gloria, la sua. Pallotta ha studiato con attenzione proprio il modello Juventus, visitando lo Stadium edificato sulle ceneri del Delle Alpi e stringendo un rapporto molto cordiale con Andrea Agnelli. Anche attraverso un'analisi personale si è convinto che il percorso di crescita finanziariamente sostenibile della Roma passi necessariamente attraverso la nascita di uno stadio di proprietà. Pannes era stato appunto dirottato su questa unica missione, diventando amministratore delegato della società creata ad hoc da Pallotta. Nella sua testa e nei suoi piani la prima pietra sarebbe stata posata entro la fine del 2015. Ma l'incompletezza del progetto e l'instabilità del comune di Roma hanno rallentato l'iter. Ci sono stati troppi pareggi anche lì, nelle stanze del potere, per valorizzare un impegno così ambizioso.


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