Jacobelli: il problema del Milan non è Mihajlovic, ma Berlusconi (e i conti)

Il divorzio a fine stagione è ineluttabile, anche se Sinisa sta facendo il massimo con  una squadra che ha un organico da decimo posto. E non riesce mai a lavorare in pace
Serie A, Sassuolo-Milan 2-0: Duncan e Sansone stendono i rossoneri
Xavier Jacobelli
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ROMA - Puntuale come un frecciata di Berlusconi a Mihajlovic, Milan Channel ha trasmesso la dichiarazione di Sinisa in calce alle indiscrezioni che lo vogliono via dal club dopo la finale di Coppa Italia. "Non finirò mai di ringraziare il presidente Berlusconi e il dottor Galliani. Sono qua con la coscienza pulita e vado avanti a testa alta. Mi spiace che sia bastata una sconfitta per far tornare fuori queste voci. Ho sempre avuto due cose in questo mondo: le palle e la parola, ho sempre mantenuto tutte e due. Prima sono un uomo, poi un allenatore, se qualcuno ha dubbi chieda agli altri presidenti. Posso essere messo in discussione come allenatore, ma non come uomo”. 

MIHAJLOVIC: «MANTENGO PALLE E PAROLA, NON LASCIO IL MILAN»

NEL MIRINO - E ci mancherebbe altro che venga messo in discussione un signore come Mihajlovic che con questo Milan, con questo organico da decimo posto, sta facendo i salti mortali carpiati senza rete: è sesto in classifica, a 4 punti dall’Intera quinta che per bocca del suo tecnico insegue il terzo posto; ha guadagnato la finale di Coppa Italia dopo un’attesa lunga tredici anni; è in zona Europa League e mancano ancora dieci partite alla fine, durante le quali tutto può succedere. Il guaio, per Mihajlovic, è che, a metterlo in discussione da settembre sia proprio Berlusconi, lo stesso che non più tardi della settimana scorsa gli ha chiesto di vincere tutte le partite da qui alla fine. Una è già andata male, l’altro ieri a Reggio Emilia.

IL VERO PROBLEMA - Il vero problema del Milan non è Mihajlovic. E’ Berlusconi, inteso come Berlusconi Silvio perché, se Berlusconi Barbara fosse finalmente messa in condizione di comandare, come reclama dal novembre 2014, rifacendo i connotati a tutto lo staff dirigenziale, la musica sarebbe diversa. Ma questo è un altro discorso. Il fatto è che non si può allenare una squadra in pace se il suo proprietario continua a interferire con battute, frecciate, provocazioni, smorfie, esternazioni sul giuoco e il non giuoco che suonano polverose e obsolete poiché confermano il distacco di chi sta al vertice del Milan dalla realtà tecnica di questo Milan. Che può anche perdere contro il Sassuolo,  senza per questo rimettere in discussione un’altra volta il lavoro dell’allenatore: il quarto dal gennaio 2014 a oggi (Allegri, Seedorf, Inzaghi, Mihajlovic); il terzo tuttora a libro paga. 

I CONTI NON TORNANO - A proposito di pecunia. Ieri Barbara Berlusconi è volata a Nyon per spiegare all’Uefa come il Milan intenda risanare i propri conti, schiacciati da un pesantissimo macigno debitorio. L’Uefa ha preso nota del volontari agreement, cioè del piano triennale di rientro di cui la proprietà è chiamata a essere garante. Fra un mese, secondo round con minuziosa illustrazione di costi, ricavi, entrate, uscite, ingaggi, eccetera eccetera. L’ultimo bilancio del Milan, certificato al 31 dicembre 2014, ha registrato un passivo di 91,3 milioni di euro. Se si considerasse l’intera stagione sportiva 2014-2015, il deficit sfiorerebbe i 125 milioni di euro perchè il dato contemplerebbe anche il tracollo del fatturato, sceso attorno ai 200 milioni di euro a causa della mancata partecipazione alla Champions League. Tant’è vero che, nell’arco di due anni, Fininvest ha iniettato nelle casse di Via Aldo Rossi qualcosa come 210 milioni di euro (64 milioni nel 2014, 60 milioni nel primo semestre 2015, 90 milioni nel settembre scorso)e ha già avvertito il Milan che, nel 2016, al massimo potrà garantire 50 milioni di euro. E meno male che il problema dovrebbe essere Mihajlovic.


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