Milan, il retroscena: Berlusconi-Mihajlovic, ecco cosa “non è sano”. Noi stiamo con Sinisa

Ha ragione il tecnico: soltanto al Milan, dall’esonero di Allegri in poi (e ormai sono passati più di due anni), il futuro dell’allenatore è il tormentone quotidiano. Ma la colpa non è dell'allenatore
Milan, il retroscena: Berlusconi-Mihajlovic, ecco cosa “non è sano”. Noi stiamo con Sinisa© ANSA
Xavier Jacobelli
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ROMA - Ha ragione Mihajlovic. Non è sano. Non è sano che con il Milan impegnato nella rincorsa all’Europa, la domanda del giorno, il chiodo del giorno, il mantra del giorno, sia sempre lo stesso: resta o se ne va? Il candore del tecnico è per certi versi disarmante, conoscendone il temperamento: "Lo dico con serenità, mi avete fatto più domande su Berlusconi che sulla squadra e secondo me non è sano. So che è successo anche con i tecnici precedenti, Allegri, Seedorf, Inzaghi...”.

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Ecco, qui sta il punto. È da quando è stato esonerato Allegri, gennaio 2014, che la panchina del MiIan è diventata una graticola. Che basta un pareggio o una sconfitta per stare come d’autunno sugli alberi le foglie, per dirla con Ungaretti che non è il nuovo probabile acquisto rossonero.

E la domanda scaturisce in modo naturale: perché accade tutto questo? Possibile che la società Milan, cioè Silvio Berlusconi, non capisca che a forza di mettere sistematicamente in discussione chi dirige la squadra, non soltanto si indebolisce la posizione dell’allenatore, ma a farne le spese è la squadra stessa? Quando la finiamo con le frecciate, le frasi a mezza bocca, le veline, le indiscrezioni, le battute al cianuro, il totoallenatore da Lippi a brocchi passando per Donadoni, Montella, Emery e chi piene ha più ne metta? 

Seedorf, nel girone di ritorno aveva fatto meno punti soltanto rispetto a Conte e Garcia, ma è stato cacciato manco fosse retrocesso; Inzaghi è stato mandatalo allo sbaraglio con un organico da decimo posto, decimo è arrivato, però non gli è bastato per non esser bruciato come il totem olandese che l’aveva preceduto.

Mihajlovic si sta battendo con le unghie e con i denti, il suo Milan è sesto in classifica a 4 punti dall’Inter che era partita per vincere lo scudetto: ci sono 30 punti a disposizione, tutto può ancora succedere, ma “non è sano”, se anche i tifosi, incrociando Mihajlovic a Milanello gli domandano non chi giocherà contro il Chievo, ma se resterà alla guida della squadra. “Io e tutti gli allenatori dipendiamo dai risultati. Sono nel calcio da 30 anni, solo qui siete così fissati con il Presidente”.

«Solo qui al Milan siete fissati con il Presidente». Sinisa Mihajlovic

Può essere, caro Sinisa. Ma una ragione sarà. Anzi c’è. E lei ha imparato a conoscerla in questa sua prima esperienza rossonera. Ognuno dovrebbe stare al posto suo e fare il mestiere suo: purtroppo, in questo Milan non va così, nonostante la squadra, i tifosi e i grandi ex, come Paolo Maldini si schierino apertamente con il tecnico.

Stamane, ci è toccato pure leggere che, durante la visita pastorale, Berlusconi ha chiesto all’allenatore “un finale da Milan”. Splendido. Se i tifosi cominciassero a chiedere a Berlusconi come mai da cinque anni a questa parte, il Milan non ha fatto “un mercato da Milan” e non ha costruito “una squadra da Milan", farebbero notte. Noi stiamo con Mihajlovic. È più sano.

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