ROMA - Sul ponte sventola bandiera bianca. Perché alla fine va così, la danno su, recidono il cordone ombelicale, quella è l’uscita, campione. E se c’eravamo tanto amati, bè, ce lo siamo già dimenticati. Volano gli stracci, alle due di notte c’è l’ultimo giro di carte, il resto è livore. Dura la vita della bandiera. Sei stato tutto, ti ritrovi a contare poco. Facciamo niente? Il due di picche, per restare in tema. La gloria della bandiera si declina sempre al passato.
La freddezza del fine rapporto tra Del Piero e la Juve è - per il popolo di Pinturicchio - ancora una ferita. Lo licenziarono in diretta. In guerra si chiama operazione chiururgica. Fu Andrea Agnelli - durante un’assemblea dei soci - ad annunciare che Del Piero non avrebbe rinnovato il contratto. Non bastò la mossa - fatta in precedenza da Ale - che disse: io firmo in bianco. E’ l’ultimo disperato tentativo del marito tradito che - con la voce rotta - ci spera: io comunque sono pronto a tornare. Macché. Sei stato un Principe, amato e idolatrato, sbagli un rigore in un derby - marzo ‘94 - e senti il tuo presidente - Franco Sensi - che se ne esce con una frase sibillina: «Chi sbaglia un gol così importante non è degno di appartenere alla Roma del futuro»: la storia tra Giannini e la Roma finì così, il Principe giocò un’altra stagione, ma qualcosa si era rotto per sempre.
Oggi succede che Terry e il Chelsea siano ai saluti. Un mese fa ha detto: non rinnoverò. Bandiera ammainata, un’altra. E mai che ti succeda come a Lampard. Che chiudendo la porta due anni fa disse. «Io sarei rimasto... ». Il problema è la rottamazione. Brutto quando sei tu il rottamato. E sono dolori che si trascinano per anni. Chiedete ad Antognoni, lui e la Fiorentina: rapporto irrisolto, cucito, strappato più volte, fin dal giorno dell’ultima volta in viola.