Calciomercato Roma: Pallotta, Totti non può finire come loro

Da Del Piero a Raul, da Giannini a Casillas: quanti campioni accompagnati all’uscita senza gratitudine
Calciomercato Roma: Pallotta, Totti non può finire come loro
Furio Zara
4 min

ROMA - Sul ponte sventola bandiera bianca. Perché alla fine va così, la danno su, recidono il cordone ombelicale, quella è l’uscita, campione. E se c’eravamo tanto amati, bè, ce lo siamo già dimenticati. Volano gli stracci, alle due di notte c’è l’ultimo giro di carte, il resto è livore. Dura la vita della bandiera. Sei stato tutto, ti ritrovi a contare poco. Facciamo niente? Il due di picche, per restare in tema. La gloria della bandiera si declina sempre al passato.

E capita a tutte le latitudini. La riconoscenza è un lusso, il rispetto della tua storia un vizio. Te ne accorgi da come ti trattano. Dopo sedici anni di Real Madrid, a Raul fecero capire che di lui potevano farne anche a meno. Era stato una leggenda dei Blancos. Ok, ragazzi, me ne vado io prima che mi cacciate voi. Dove si va? Ovunque. Raul ripartì dallo Shalke 04.

La freddezza del fine rapporto tra Del Piero e la Juve è - per il popolo di Pinturicchio - ancora una ferita. Lo licenziarono in diretta. In guerra si chiama operazione chiururgica. Fu Andrea Agnelli - durante un’assemblea dei soci - ad annunciare che Del Piero non avrebbe rinnovato il contratto. Non bastò la mossa - fatta in precedenza da Ale - che disse: io firmo in bianco. E’ l’ultimo disperato tentativo del marito tradito che - con la voce rotta - ci spera: io comunque sono pronto a tornare. Macché. Sei stato un Principe, amato e idolatrato, sbagli un rigore in un derby - marzo ‘94 - e senti il tuo presidente - Franco Sensi - che se ne esce con una frase sibillina: «Chi sbaglia un gol così importante non è degno di appartenere alla Roma del futuro»: la storia tra Giannini e la Roma finì così, il Principe giocò un’altra stagione, ma qualcosa si era rotto per sempre.

TAPIRO A TOTTI E SPALLETTI

Oggi succede che Terry e il Chelsea siano ai saluti. Un mese fa ha detto: non rinnoverò. Bandiera ammainata, un’altra. E mai che ti succeda come a Lampard. Che chiudendo la porta due anni fa disse. «Io sarei rimasto... ». Il problema è la rottamazione. Brutto quando sei tu il rottamato. E sono dolori che si trascinano per anni. Chiedete ad Antognoni, lui e la Fiorentina: rapporto irrisolto, cucito, strappato più volte, fin dal giorno dell’ultima volta in viola.

Quando vesti per venticinque (25!) anni la stessa maglia pensi che quello è il tuo destino, nient’altro. Ma la storia si recita a nostra insaputa. Andate a vedervi la conferenza d’addio di Casillas, sedetevi comodi e munitevi di kleenex, però. «Bueno, bastano trenta secondi per dirvi quello che sto per dirvi». Si ferma, ha un groppo in gola. «Volevo... ». Se ingrandite l’immagine si vede il pomo d’Adamo di Iker in preda agli spasmi, inevitabili le lacrime. Quando finisce un amore, finisce così. Cos’era quella? Una bandiera. Il merlo che si è inventato la balla del vissero tutti felici e contenti andrebbe portato di peso nel tunnel dello stadio di Bergamo, poi ci sai dire, amico.


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