Gabigol, il nuovo Neymar nato in una favela

Scopriamo Gabriel Barbosa, l'attaccante brasiliano che piace a Inter e Juve
Gabigol, il nuovo Neymar nato in una favela© EFE
Furio Zara
3 min

Scrivi: Santos. Pensi: Pelè. I tempi cambiano (Bob Dylan), il Brasile pure. Con calma, dunque. Però: Gabigol, al secolo Gabriel Barbosa, vent’anni il 30 agosto. In questi calcio che brucia tutto in fretta, è lui il dopo-Neymar (che di anni ne ha solo ventiquattro). Cresciuto nel Santos, come O’ Rei e O’ Ney, scoperto da Zito, leggenda del Brasile campione del mondo nel ‘58 e nel ‘62, battezzato Gabigol dopo oltre seicento reti nelle giovanili (segnava anche quando non giocava). Piede: mancino, mancinissimo. In un film di fine anni ‘60 - Vedo nudo - Nino Manfredi vedeva tutte le donne senza vestiti, diciamo che le spogliava con lo sguardo. Così Gabigol.  

Vede il gol, sempre e comunque, soprattutto: ovunque, così spoglia la porta del portiere e la rende - ai suoi occhi - più larga. Come tutti i talenti ancora da sgrezzare, il ragazzo gioca dove lo porta il cuore. E dove lo mette il tecnico, Dorival Junior. Prima punta, trequartista, più spesso esterno largo a destra: partendo da lì può accentrarsi spostando la prospettiva del campo a colpi mancini. E’ nato in una favela di Sao Bernardo do Campo, Parque Seleta. A Sao Bernardo do Campo è cresciuto anche Lula, ex presidente della repubblica, ed è nato Thiago Motta, ex azzurro. La povertà, il riscatto: è già un film. Da ragazzino gioca a futsal, il calcetto. A sedici anni e cinque mesi (prima di Neymar, ne aveva diciassette, ma dopo il quindicenne Pelè e addirittura il quattordicenne Coutinho) debutta contro il Flamengo, hai detto niente. Blindato da una clausola rescissoria di cinquanta milioni, un cartellino diviso in tre - Il 60% è del Santos, poi famiglia e fondo Doyen - chiude la prima stagione da pro con 11 presenze e 1 gol. Bene, ma non benissimo. Si rifà subito.  

L’anno dopo i gol sono ventuno: è capocannoniere della squadra. Con il Santos vince due titoli paulisti (2015 e 2016), fa di corsa tutta la trafila nelle nazionali, fino al debutto nella verdeoro, tre mesi fa, contro Panama (quando lo chiamano per convocarlo lui sta dormendo, così riprovano, una, due, tre volte, eccolo, si sveglia). Subito gol anche in nazionale. Anzi: subito Gabigol. Riassume tutta frenesia del predestinato che sa di esserlo: atteggiamenti da bulletto, un paio di espulsioni sciocche, il ciuffo scolpito, la barba disegnata (maluccio), tatuaggi come se il tatuatore si fosse accanito su di lui. Però ha talento. E vede nudo. Ops, vede gol.


© RIPRODUZIONE RISERVATA