Calciomercato, Canovi denuncia: «Con 500 euro tutti procuratori»

Intervista all'avvocato pioniere degli agenti: «Blatter ha demolito la figura dell'agente Fifa, ma nessuno ha fermato i fondi di investimento»
Calciomercato, Canovi denuncia: «Con 500 euro tutti procuratori»
Ettore Intorcia
5 min

ROMA - «La Fifa di Blatter s’è scagliata contro gli agenti e ha chiuso un occhio sui veri problemi del calcio». L’avvocato Dario Canovi, storico agente di calciatori e ispiratore della Iafa, una delle associazioni di categoria, è un osservatore critico della trasformazione del calciomercato.

Avvocato Canovi, nel calciomercato oggi decide tutto chi ha in scuderia i giocatori migliori?
«Certo. Ma si va oltre il portafoglio assistiti, a fare la differenza è spesso il portafoglio “vero”, cioè avere alle spalle una potenza economica. Perché oggi il ruolo di agente e quello del fondo d’investimento tendono a confondersi». Colpa della debolezza dei club? «Direi anche connivenza. E poi Fifa, Uefa e federazioni nazionali non hanno fatto nulla per far rispettare il regolamento sullo status dei calciatori, che proibisce l’intervento di terze parti. Invece, hanno applicato alla lettera la deregulation sulla figura degli agenti Fifa, oggi abolita».

Perché la Fifa di Blatter s’è scagliata contro gli agenti Fifa?
«Perché Blatter mirava esattamente a tutto questo: senza regole e senza un esame d’accesso, tutto diventa permesso. Una volta c’era un controllo preventivo su chi faceva il nostro mestiere, oggi basta depositare un mandato e versare 500 euro, dichiarando di essere una persona rispettabile. Un’autocertificazione, praticamente... Così la porta è spalancata a chiunque». 

Lei ha più volte denunciato i rischi di questa deregulation.
«Prima o poi ci saranno grandi scandali. I soldi che girano nel calcio sono tanti, troppi: siamo arrivati a 120 milioni per un giocatore, una follia. Ai tempi della sentenza Bosman ero sicuro di un abbassamento del costo dei trasferimenti, e mai previsione fu più sbagliata. Come quando pensavo che il passaggio dei club a società con fine di lucro avrebbe portato a un risanamento dei bilanci... Invece oggi in giro, specie nelle categorie inferiori, ci sono personaggi strani che acquistano le società. Zeman aveva ragione anche a parlare di doping amministrativo...».

La Premier, con le sue risorse illimitate, ha fatto impazzire i prezzi: 50-60 milioni ad operazione sono la base minima.
«Già. E allora Messi quanto vale? Mi chiedo un club come possa ammortizzare certe somme, contando anche le commissioni e i costi dell’ingaggio. Poi, però, la Uefa fa il controllo ai conti di Roma o Inter. Scherziamo? Il City ha speso quasi 60 milioni per Stones, ma l’Inghilterra dov’è arrivata agli Europei?».

In Italia in media a un agente straniero vanno commissioni per oltre mezzo milione di euro, contro i 60 mila di un agente italiano. Come si spiega questa differenza?
«Intanto perché si preferisce andare a comprare all’estero, il che continua a impoverire le nostre nazionali: andate a confrontare le presenze dei nostri baby con quelle delle altre selezioni. I club dicono che all’estero i giocatori costano meno, però poi pagano commissioni elevate. E poi perché evidentemente qualcuno ha anche un altro interesse a investire al’estero, cosa che chi dovrebbe controllare fa finta di non vedere».

Gli agenti italiani cosa stanno facendo per difendere la categoria?
«La Figc frena le nostre iniziative per reintrodurre l’esame di accesso. E poi c’è troppa divisione nella nostra categoria. Del resto, ormai molti non fanno gli agenti, che seguono un certo numero di giocatori, ma i mediatori: si occupano di quelle tre-quattro operazioni e basta».

Più mediatori che agenti: sta venendo meno il tradizionale vincolo della procura?
«Sì, perché il giovane agente che cresce con il calciatore poi è tagliato fuori quando arriva uno dei big. Che ha appeal, rapporti e interessi con i grandi club. O magari ha la forza economica per comprare la procura, fenomeno sempre più diffuso a tutti i livelli. I calciatori scelgono chi ha i legami più forti con i club, soggetti che possono orientarne le scelte: Joorabchian ora lavora con il Suning e l’Inter, ma ai tempi del City era entrato in rotta con Mancini come agente di Tevez. Beh, ho capito subito come sarebbe andata a finire con la panchina nerazzurra...».

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