Donnarumma, parla il fratello: «Gigio mai alla Juve»

Antonio gioca all'Asteras in Grecia: «Qui su consiglio di Tachtsidis, mi sento sempre con Mesto. Ho cresciuto mio fratello con i video di Kahn, ora lo batto alla Play»
Donnarumma, parla il fratello: «Gigio mai alla Juve»
Francesco Guerrieri
5 min

ROMA - Da Donnarumma a Donnarumma, da Gigio ad Antonio. Uno gioca a San Siro, l’altro in Grecia nell’Asteras Tripolis. Due portieri, un ruolo. Lo stesso, fin da piccoli. Milanisti da sempre. Gigio il dopo Buffon sì, ma solo in Nazionale: parola di Antonio.

Che rapporto ha con suo fratello?
«Ci sentiamo tutti i giorni, la sera giochiamo alla Playstation online».

Joystick e Fifa?
«Ovvio. Lui prende il Milan, io Atletico o Barcellona. E come rosica ogni volta che segno...».

Ma è vero che siete cresciuti guardando i video di altri portieri?
«Quando eravamo piccoli guardavamo insieme su YouTube parate e allenamenti dei portieri più forti. Io gli facevo vedere i video di Oliver Kahn, il tedesco, il migliore per carisma e personalità».

E il migliore di oggi?
«Buffon. E’ il simbolo della scuola di portieri italiani».

Si parla di suo fratello per il dopo Buffon. In Nazionale e... alla Juventus.
«Dopo Gigi in Nazionale c’è lui. Ma conoscendo Gigio, non lascerebbe il Milan per nulla al mondo. E’ veramente felice in rossonero, ed è milanista da sempre».

Quando è andato al Milan cosa gli ha detto?
«Avevo fatto il suo percorso prima di lui, gli avevo già raccontato tutto».

In estate c’era stata la possibilità di ritrovarvi insieme in rossonero?
«Io cercavo una squadra per giocare, ma sarebbe bello ritrovarci insieme...».

L’ha sentito dopo il derby?
«Di calcio parliamo poco, ma dopo le partite ci chiamiamo sempre. Dopo l’Inter era nervoso, ho cercato di tranquillizzarlo».

Emozionato quando Gigio ha esordito in serie A?
«Tanto. Mi chiamò due giorni prima dicendomi che forse avrebbe debuttato ma che non lo sapeva nessuno. Andammo tutti a San Siro, i miei presero il treno all’ultimo momento. Dopo la partita festeggiammo a cena fuori. E chiaramente pagò lui...».

Ma chi è più forte dei due?
«Avere la sua personalità a 17 anni è qualcosa di incredibile, gli scivola tutto addosso. Ne nascono pochi come Gigio, è un fenomeno».

Come si trova in Grecia?
«Qui si sta bene. Vivo con la mia compagna Stefania, è lei la mia forza: se non fosse venuta, non so se mi sarei trasferito».

Come va con la lingua?
«Il greco è impossibile. Ho imparato quelle tre parole principali che mi servono in campo, per il resto mi arrangio con l’inglese».

Come sta andando il campionato?
«Non siamo partiti benissimo, ma ora abbiamo fatto tre vittorie di fila. La squadra è buona».

Com’è nata l’idea di andare in Grecia?
«Ero al Genoa ma avevo voglia di giocare. Arrivò quest’offerta dall’Asteras, chiesi informazioni a Tachtsidis e Tzorvas che me ne parlarono bene. Il primo mese dovevo ambientarmi, ma da quando il mister mi ha lanciato abbiamo vinto tre partite su tre e ho preso un solo gol. Ora il campionato è fermo perché hanno incendiato la casa del designatore degli arbitri, ma già da questo week end si dovrebbe ripartire».

Com’è andato il debutto?
«Abbiamo vinto 1-0 e, in contemporanea, giocava mio fratello che ha vinto anche lui 1-0. I miei genitori non sapevano chi seguire, alla fine sono andati a San Siro».

Cosa le manca di più dell’Italia?
«I miei amici. Ma è una cosa che si supera con il tempo. Qui in Grecia ci sono altri italiani, con Mesto (Panathinaikos, ndr) mi sento ogni settimana».

Ha iniziato a giocare nella scuola calcio Club Napoli con Mirante e Iezzo, che ricordi ha?
«E’ stato un bellissimo periodo, avevo 12-13 anni e spesso mio fratello mi veniva a vedere: si metteva già in porta e io gli facevo i tiri. Avrà avuto 4-5 anni... Quando la Juve prese Mirante, lui veniva a portarci i guanti e gli scarpini della Juventus. Me li conservavo tutti».

Quando nel 2005 è arrivato il Milan che effetto le ha fatto?
«Vestire quella maglia a 15 anni è qualcosa di speciale. Per me, tifoso milanista, era veramente il massimo. Chiaramente non è stato facile lasciare casa così presto e la famiglia alla quale sono molto legato, ma bisogna fare dei sacrifici».

@francGuerrieri


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