Real Madrid, Morata: «In debito con Conte, un giorno mi allenerà»

L'attaccante spagnolo: «Ha scommesso su di me, e mi ha cercato anche quest'estate. Serie A? Se lasciassi la Spagna andrei in Premier League»
Real Madrid, Morata: «In debito con Conte, un giorno mi allener໩ REUTERS
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MADRID (SPAGNA) - «Mi sento in debito con Conte: prima o poi avrò la fortuna di essere allenato da lui». Nonostante alla Juventus non abbiano avuto modo di lavorare insieme, qualcosa è rimasto in sospeso tra Alvaro Morata e il tecnico salentino. questo quanto raccontato dal giocatore al Guardian: «Conte è stato l'allenatore che più ha puntato su di me, anche se non mi ha mai allenato. Ha scommesso su di me alla Juve ma andò via prima che arrivassi. Mi conosce meglio di quanto immagini e questo è importante, è una cosa che ti spinge a lavorare duro. Sono stato anche vicino a raggiungerlo al Chelsea quest'estate: vari allenatori della Premier mi hanno chiamato l'estate scorsa e mi sarebbe piaciuto andare in Inghilterra. Ho parlato personalmente con Pochettino e Conte ma il Real non ha voluto cedermi e ora sono qui».

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Morata non nasconde una vena di polemica a riguardo, dovuta al poco spazio da titolare concessogli da Zidane: «Sono felice a Madrid, ma è difficile giocare 10 minuti una partita e 20 nell'altra e poi, dopo due settimane, giocare di nuovo. Ho bisogno di giocare da titolare con continuità e questo non è successo negli ultimi tre anni. Se poi arriva un'offerta e vogliono vendermi, non chiuderò la porta. Mi sono trovato bene in Italia ma se un giorno dovessi andare via, sarà per la Premier League».

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Dell'esperienza in Serie A l'attaccante ha poi raccontato di uno dei suoi periodi peggiori: «La gente fatica a rendersi conto che non siamo macchine, che dietro ogni errore ed ogni striscia negativa ci possono essere problemi personali. Alla Juventus ho vissuto un periodo in cui ero perso: litigavo con persone importanti per me e a casua della clausola di recompra non sapevo cosa mi sarebbe successo: un giorno, dopo una delle mie peggiori sedute di allenamento, parlando con un preparatore scoppiai a piangere, e Buffon mi disse che se volevo farlo dovevo farlo a casa, perché se mi avessero visto piangere, le persone che mi volevano male sarebbero state felici e quelle che mi volevano bene si sarebbero rattristate».


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