Ecco come sarà la Roma di Di Francesco

Massima rapidità e mai due passaggi orizzontali di seguito. De Rossi dovrà cercare costantemente i tre attaccanti. Gli intermedi di centrocampo? Pronti all’inserimento
Eusebio Di Francesco (Allenatore della Roma)© Bartoletti
Guido D'Ubaldo
3 min

ROMA - Proviamo a immaginare la Roma secondo le idee di Di Francesco. Calcio propositivo, un dogma tattico dal quale difficilmente si discosterà: 4-3-3 tutta la vita, in allenamento Eusebio non lavora mai su un altro sistema di gioco. Il nuovo tecnico giallorosso sta lavorando con Monchi per definire l’organico di cui ha bisogno per sviluppare il suo calcio. Che prevede palla in verticale, scarico, attacco alla profondità. Due passaggi orizzontali sono troppi. Per mettere in pratica questi principi fondamentali ha bisogno di centrocampisti che verticalizzano, esterni difensivi che coprono tutta la fascia e quelli di attacco interscambiabili, gli cambia spesso posizione, per non dare riferimenti agli avversari. Hanno funzionato molto bene Berardi e Sansone, che poi è stato ceduto. Il centravanti deve essere di movimento. Dzeko partecipa parecchio alla manovra, dovrà accentuare questa attitudine. Di Francesco non vuole una prima punta statica, nel suo gioco il centravanti deve fare movimento per aprire gli spazi per gli inserimenti. Ma deve anche attaccare sempre la porta. Al Sassuolo nell’ultima stagione Matri non faceva in pieno questo tipo di gioco. Negli schemi offensivi di Di Francesco, un attaccante va sull’esterno, uno attacca il primo palo, l’altro il secondo. Le tre punte devono muoversi in maniera coordinata.

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I MOVIMENTI - Il centrale di centrocampo ha il compito di prendere palla e verticalizzare, mentre le mezzali devono cercare l’inserimento e sfruttare il movimento sulle fasce degli attaccanti esterni e dettare il passaggio. Il 4-3-3 ha un limite: si fatica ad andare a marcare il play della squadra avversaria. De Rossi, nel ruolo di centrale, avrà il compito di verticalizzare subito l’azione. A quasi 34 anni si dovrà gestire, Paredes è il suo alter ego, ma è un po’ lento, ci si dovrà lavorare. Con un centrale basso che ha sempre la pressione degli avversari addosso, anche uno dei due centrali difensivi deve essere abile a impostare. Questa caratteristica ce l’hanno Fazio e Moreno più di Manolas e Rüdiger

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