I padroni del calcio

Mendes è il più potente, Lucas voleva entrare nel Milan, Kia è stato consulente di Suning. Tutti e tre girano alla larga da Raiola, attenti a non pestargli i piedi
I padroni del calcio© LaPresse/Spada
Xavier Jacobelli
3 min

ROMA - Comandano loro. Spostano centinaia di milioni di euro, decidono le carriere dei top player e i destini di molti club, entrano ed escono dalle stanze dei bottoni del calcio, ma mettono piede anche in quelle del potere economico e politico. Sono la razza padrona del calcio terzo millennio e non fanno nulla per nasconderlo. Definirli procuratori o intermediari non basta più. Sono catalizzatori d’affari. Prendete uno come Jorge Mendes, per esempio. E’ stato calcolato che, nell’arco della carriera, abbia comprato e venduto giocatori per oltre un miliardo di euro. Cristiano Ronaldo, James Rodriguez, Diego Costa, Thiago Silva, José Mourinho sono i suoi fiori all’occhiello, ma dietro Gestifute (Gestão de Carreiras de Profissionais Desportivos), la sua cassaforte, c’è ben altro. Pippo Russo, professore universitario, sociologo, icastico osservatore di tutto quanto ruota attorno al pallone, non ha dubbi e l’ha detto anche al quotidiano portoghese Publico che ieri gli ha dedicato una lunga intervista, presentando il suo saggio «M. l’orgia del potere». Dove M. sta per Mendes. Sostiene Russo: «Mendes è l’uomo più potente del calcio globale. La sua capacità di mettere in relazione i diversi interessi nel calcio e attraverso il calcio lo collloca a un livello superiore. Ha rapporti con tutti i top club europei e fa grandi affari con loro. Ha un forte potere di influenza sui media e sui piccoli club, dentro e fuori il Portogallo. E, soprattutto, nei principali campionati europei ci sono club desiderosi di stabilire rapporti con Jorge Mendes. E non accade il contrario. Per tutte queste ragioni, dico che al momento è l’uomo più potente, il “capo” del calcio mondiale».   

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DOYEN, KIA E MINO - E poi c’è il Fondo Doyen di Lucas. Ha interessi disparati: saltabeccano dal pallone all’edilizia, all’energia, al marketing sportivo. Nelio, che di Mendes è stato un acerrimo rivale, è l’uomo simbolo di un’autentica multinazionale con sede legale a Istanbul, centrali operative a Malta e a Londra, ramificazioni in Spagna, Portogallo, Olanda e Italia, sponda Milan al crepuscolo dell’era berlusconiana. Come dimenticare il ruolo di consigliere (oggi si dice advisor) che il dileguatosi Mister Bee Taechaubol avrebbe voluto assegnare proprio a Lucas, se fosse entrato nel Milan? E pensare che, a Milano, ancora circolano gli orfani del broker thailandese, quello che il 31 luglio 2015 annunciò di avere rilevato il 44% del club, fra inchini e sorrisi con Berlusconi in favore di telecamere. Sull’altra sponda del Naviglio, quale consulente di Suning e quindi dell’Inter, ha ballato per un’estate Kia Joorabchian. Lucas lo conosce benissimo. Tutti e due sanno chi sia Raiola, la risposta ruspante allo smart set by Mendes, Lucas e Kia. Il simbolo dell’agente di Donnarumma è la ruspa. Nel senso che, quando c’è un ostacolo da abbattere, Mino lo demolisce. Sarà per questo che gli altri stanno attenti a non pestargli i piedi.


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