Per Marotta la svolta Inter: vale più di un trofeo in bacheca

I contatti con Zhang, Ausilio come Paratici. Il Milan e un tentativo troppo ...anticipato
Per Marotta la svolta Inter: vale più di un trofeo in bacheca© ANSA
Alfredo Pedullà
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ROMA - Il suo orgoglio, oggi, ha maggiore spessore del palmares. A Beppe Marotta, forse, non basterebbe una bacheca tripla per contenerlo. Il suo orgoglio è come un fiume che distrugge gli argini. Marotta ha vinto sette scudetti di fila rilanciando la Juve? Nella sua testa dal 29 settembre scorso, quando annunciò che avrebbe lasciato (meglio: che sarebbe stato lasciato), vige il famoso principio della belva ferita che mai pensava di dover uscire dalla porta di servizio. I sorrisi nascondono smorfie ben mascherate. Come definire diversamente il congedo nella stagione definita da potenziale Balzo Champions per la Juve? Si lotta per le stelle e lui non c’è. Il resto è storia, letteratura, geografia. Questi e altri pensieri nella testa di Beppe l’orgoglioso dal 29 settembre scorso. Lui decise di comunicare l’addio per non correre il rischio di... essere annunciato alla Del Piero. C’è una bella differenza, travalica la forma. Se il diretto interessato è spesso l’ultimo a sapere, Marotta era informato. Mai avrebbe voluto correre sul tapis roulant di un comunicato: magari a sorpresa per gli altri, ma non per chi sapeva. Poi ci sono le belle parole, giovedì da parte di Andrea Agnelli. Mirabile sintesi di un ciclo fantastico: la riconoscenza sincera di Fabio (Paratici) che resta, mentre lui che l’ha portato va; la gratitudine di Pavel (Nedved) che non bluffa con due fanti in mano, spacciandoli per assi di briscola, quando sottolinea l’inizializzazione da dirigente avvenuta grazie alle lezioni del varesino Beppe.

PERCHE’ L’INTER - I contatti e il gradimento di Zhang junior, neo presidente, non risalgono ai primissimi giorni di ottobre, quando vi avevamo parlato dello stato avanzato delle cose, della disponibilità di Marotta e del desiderio forte di ripartire da un club così. C’erano state perlustrazioni antecedenti, quando l’ex ad aveva già memorizzato che Agnelli gli avrebbe presentato il conto. Marotta per Zhang può rappresentare quanto era stato il giovine Andrea: appassionato, ricco, ambizioso, strategico, ma da scortare. L’Inter dal punto di vista di Marotta è salire sull’autobus con i motori accesissimi; il processo di crescita che necessita di qualche ritocco; gli investimenti garantiti fuori dai fastidiosissimi paletti del FPF e sintetizzati dalle fresche parole di Zhang. Ma nella testa di Marotta l’Inter era, è, sarà il guanto di sfida da rilanciare. Il famoso orgoglio che fa nuovamente capolino, è la chiave che apre le serrature. Occhio. 

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