Higuain in Blues: il Milan sceglie

L’addio comunicato a Gattuso: ora la Supercoppa, poi…
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Alfredo Pedullà
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ROMA - Quello che doveva dire, l’ha detto. Gonzalo Higuain ha chiesto al Milan di andare, come abbiamo pubblicato sabato mattina. Lui vuole il Chelsea, gli sviluppi di ormai dieci giorni fa (era esattamente venerdì 4 gennaio quando c’è stato l’impulso giusto) sono diventati una sentenza. Il Pipita l’ha comunicato a Gattuso che non a caso, nelle interviste pre e post Sampdoria-Milan, ha fatto capire le intenzioni dell’argentino. “Quando un calciatore decide di andare...”. “Se non è contento qui...”. “Non posso entrare nella sua testa...”. “Non riesco a dare garanzie sul suo futuro...”. Basta, tutto questo? Certo, poi c’è un pallone che rotola e siamo alla vigilia della finale di Supercoppa: Juve, ancora tu sul cammino di Gonzalo? Tutto nacque quella sera, era l’11 novembre: un rigore sbagliato contro la sua vecchia fiamma, la frustrazione e l’espulsione. Ma non è stato quello il motivo della decisione di Higuain: ce ne sono altri, forse più importanti. Almeno uno.

LA STORIA DEL RISCATTO - Il Chelsea aveva cercato il Pipita già la scorsa estate, con forza. Poi dalla teoria di Sarri non si passò alla pratica di Marina Granovskaia. E il Milan fu bravo ad anticipare la concorrenza, nel bel mezzo di un triplo affare che aveva compreso Caldara in rossonero e Bonucci di ritorno alla Juve. Il punto è proprio questo: dopo aver memorizzato che il Milan avrebbe speso 18 milioni per il prestito annuale, lo specialista argentino era entrato nell’ordine di idee che il riscatto sarebbe stato moralmente obbligato.

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