Napoli-Gattuso, i retroscena sul mancato rinnovo

Il presidente De Laurentiis non transige sulle clausole. Le due parti si rivedranno con calma
Napoli-Gattuso, i retroscena sul mancato rinnovo© SSC NAPOLI via Getty Images
Antonio Giordano
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NAPOLI - In trentasei pagine, rilegate con cura, c’è un modello di calcio che sa tanto di cinema, e Aurelio De Laurentiis, ripetutamente, ha rivendicato una «griffe» che sa contemporaneamente di estasi e tormento, perché non c’è estate che ci si perda a discutere intorno a quella filigrana. Si chiamano clausole, sono (ovviamente) bilaterali, consentono vie di fuga oppure rischiano di diventare «catene»: ma sono dettagli d’una burocrazia dialettica che appartengono alle dinamiche di questo football moderno, offrono scappatoie e rappresentano un vincolo, ma esistono - sin dalla firma - per scelta comune. Rino Gattuso e il Napoli avranno modo di rivedersi, dopo essersi «annusati» ancora, quando vorranno, per il momento procedono così - libri e belli - incontro al futuro, che ha una data eventualmente aggiornabile: 30 giugno 2021. Poi si vedrà, quando lo decideranno, se varrà la pena di stringere un nuovo patto - e sarà biennale o triennale o cosa importa - e rielaborare quel «trattato», nel quale infilare mica soltanto i punti e le virgole, ma anche le condizioni per programmare la propria vita.

Panchine blindate

Le clausole di Adl ci sono sempre state, non hanno mai voluto rappresentare un «mood» ma una «linea», rientrano nel processo identitario di filosofia aziendale importato da quel mondo, Los Angeles e dintorni, ma comunque in uso pure altrove: poi, estate 2004, entrarono prepotentemente (insieme a diritti di immagine) nell’unverso Napoli, e da quel momento è stato elemento di chiacchierata. Maurizio Sarri s’è ritrovato «investito» dalla vicenda, nel momento in cui scelse di andar via, e quando il Chelsea si fece avanti, quegli otto milioni della clausola divennero l’argomento centrale della discussione ma anche il «sistema» per dare un valore maggiore a Jorginho. Ma la clausola è stata di chiunque, anche di Rafa Benitez (dieci milioni) e non c’è stato bisogno di parlarne, né di elevarlo a fenomeno mediatico, perché el señor della panchina andò via alla naturale scadenza del suo biennale.

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