ROMA - No, lui no. E’ finito probabilmente all’ora di pranzo, mentre spuntava il sole su Bologna dopo tanta pioggia, il sogno catalano di Radja Nainggolan. Una botta dietro alla coscia in un banale contrasto, qualche minuto a denti stretti per contrastare il timore che ci fosse altro, poi il gesto verso la panchina: non ce la faccio. Sulla faccia già tesa di Eusebio Di Francesco è calata una coltre di tristezza che il successivo colloquio con il giocatore, al momento della sostituzione con Gerson, ha addirittura accentuato: «Ho sentito il colpo, speravo fosse solo una contusione, invece...».
ESAMI Invece è probabilmente una lesione ai muscoli flessori della gamba destra: Nainggolan si è buttato a terra, tramortito dai brutti pensieri e dal dolore. Servirà una magia clinica per vederlo in campo mercoledì a Barcellona. E forse anche per averlo nella partita di ritorno all’Olimpico. Se uno come lui, un semidio della resistenza, chiede di uscire, significa che è stato toccato il suo tallone d’Achille, in questo caso ribattezzato coscia.
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