Allegri, l'ultimo pezzo di storia

Il tecnico è rimasto alla Juventus per vincere quella Champions che ancora gli manca. Una scelta rischiosa...
Allegri, l'ultimo pezzo di storia© Getty Images
Giancarlo Dotto
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ROMA - L’inconfessabile è ciò che fa di ognuno di noi un mistero permanente. Non c’è prete o strizzacervelli che tenga. Quasi sempre l’inconfessabile resta inconfessato. Finisce con noi, sigillato o disperso là dove finiamo. Giochiamo a entrare nelle stanze segrete del Conte Max, delle cose che lui non confessa nemmeno a se stesso. Stiamo parlando di un arguto signore di 51 anni che sembra fare tutto quasi per caso (il giocatore, l’allenatore, lo sposo promesso, l’amante, l’amico) ma poi, quando lo fa, ci mette una dose atomica di tigna. Cinque scudetti alle spalle, di cui quattro consecutivi alla Juve, panchine d’oro, premi e coppe sparse. Da qui al 3 novembre tre partite e nove punti già quasi in cassa, Genoa e Cagliari al Fort Knox alias Stadium, Empoli in trasferta. Facile immaginare che, alla fine di questo ciclo, la banda del conte Max avrà già il suo ottavo scudetto consecutivo in bacheca, avendo scavato distanze in cui i tamburi di guerra di Chiellini e compagni arriveranno solo come pallida eco. Strada spianata anche in Champions. Non perdere tra una settimana nella tana del traballante Mou significherebbe qualificazione già in tasca. E dunque? Pronti a stappare? Il Conte Max sta già vellicando come Charlie Chaplin il suo mappamondo perfetto? Decisamente no. Il suo recondito glielo vieta. Allegri sa bene che si sta sollazzando con un pongo pregiato. La sua Juve di quest’anno è, se dici organico, la più forte di sempre. Una costruzione perfetta messa su con lungimiranza, talento e pazienza, anno dopo anno, pezzo dopo pezzo. A partire dal suo fondamento virtuoso, lo stadio. Così tanto più forte, la Juve, che le basterebbe l’inerzia. Qui da noi, non riuscirebbero a non vincere nemmeno volendo. L’ennesimo scudetto aggiungerebbe poco o nulla a qualcosa che resterebbe un’opera tronca. Allegri lo sa bene. E’ il suo tarlo. Nel momento in cui ha accettato di restare sulla panchina bianconera. Quello che non ha vinto, rischia di pesare di più di quello che ha vinto. Assurdo, ma vero se ti chiami Juve.


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