<span style="line-height: 20.8px;">Walters trascina l’Irlanda all’Europeo</span>

Era il 2010 quando Trapattoni l’ha fatto debuttare contro la Norvegia. Oggi gioca nello Stoke e tifa Everton. Ma quanti sacrifici da piccolo...
Walters trascina l’Irlanda all’Europeo© EPA
Francesco Guerrieri
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ROMA - Due gol per volare all’Europeo (il terzo della storia). Anche l’Irlanda ha il suo eroe: si chiama Jonathan Walters e a 32 anni con una doppietta contro la Bosnia ha regalato alla Nazionale il pass per Francia 2016. La squadra di Martin O’Neill raggiunge l’altra Irlanda (del Nord), Inghilterra e Galles, per un Europeo sempre più dal sapore britannico. Ora ci sono anche loro, e sono pronti a sfidare le grandi. In cerca di una rivincita, perché diciamo che l’ultima volta nel 2012 non è andata proprio benissimo: ultimi nel girone C, zero punti e tre sconfitte su tre; presi tre gol dalla Croazia, quattro dalla Spagna e altri due dall’Italia. Segnati? Uno solo, all’esordio. Era la Nazionale del Trap, di Given e di Duff, di Dunne e di Robbie Keane, che a 35 anni ancora non si è stufato di correre dietro ad un pallone (marcatore di tutti i tempi nelle qualificazioni europee). Ma c’è un altro giocatore che collega l’Irlanda di Trapattoni a quella di O’Neill: sì proprio lui, Walters.

CON IL TRAP – Dietro alla doppietta nei playoff c’è quel vecchio volpone del Trap. Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco? Lui il gatto l’ha preso e l’ha infilato dentro. Ci ha visto lungo ancora una volta con Jonathan. L’ha fatto esordire in Nazionale il 17 novembre 2010 in amichevole contro la Norvegia. Entra nel secondo tempo e si piazza sulla fascia: corre, si propone, si inserisce e si dà da fare. Il ragazzo piace al ct, che lo porta anche all’Europeo in Polonia e Ucraina. Walters entra sempre dalla panchina, ma sono minuti preziosi da mettere dentro il bagaglio dell’esperienza. Nazionale irlandese presa grazie a mamma Helen (scomparsa quando Jonathan aveva solo 12 anni), originaria di Dublino e trasferita vicino Liverpool per lavorare come infermiera in un ospedale. E’ lì che incontra papà Jim, inglese e tifosissimo dell’Everton, passione trasmessa anche al figlio.

L’INGHILTERRA IN LUNGO E IN LARGO – Walters nasce a Birkenhead, nel nord ovest dell’Inghilterra. Città non certo famosa per il calcio, ma più per i suoi cantieri navali. Fin da piccolissimo infatti Jonathan fa su e giù con Blackburn, dove ha iniziato la sua carriera nelle giovanili. Prima in prova, poi basta una doppietta contro il Manchester United per convincere il club a metterlo subito sotto contratto dopo due giorni. Cinquanta chilometri per inseguire un sogno, tutti i giorni da Birkenhead a Blabckburn. Finché un giorno il club decide di risolvere il contratto per motivi disciplinari.
Tutti i sogni svaniti in un attimo? No, Jonathan si rimbocca le maniche e inizia a girare l’Inghilterra come una trottola: dal Bolton (esordio in Premier), all’Hull City, dal Barnsley all’Ispwich Town (allenato da Roy Keane). Non è mai riuscito a rimanere più di una stagione in un club, nel 2003 ne ha cambiati addirittura tre in 12 mesi. Giusto all’Ispwich è rimasto un po’ di più, ma dopo tre stagioni valigie pronte e di nuovo in viaggio. Impossibile rifiutare lo Stoke, con il quale si afferma in Premier e arriva la prima chiamata in Nazionale. 

LA DOPPIETTA – L’ultima ieri. Non c’è più il Trap, ma con O’Neill la musica non cambia. Anzi, forse migliora. Dopo 24’ è già festa grazie al rigore trasformato spiazzando l’ex compagno Begovic. Nella ripresa il raddoppio: difesa piazzata male e tac, solo davanti la porta fa 2-0: “Sognavo da tempo una notte così – racconta emozionato a fine partita – dedico il gol alla mia famiglia che era allo stadio. Se giochiamo in questa maniera possiamo battere chiunque”. Capello brizzolato e numero 14 sulle spalle, Walters oggi sogna e viaggia con la mente verso l’Europeo. Ma tra un po’ si farà sul serio: carta d’imbarco e check in già pronti, la Francia non è più un miraggio.


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