Pjanic e la Roma. Cinque anni d'amore e un addio che fa male

L'esordio in Italia con Luis Enrique, le incomprensioni con Zeman e la rinascita con Garcia. Dalle punizioni gioiello al futuro juventino
Pjanic e la Roma. Cinque anni d'amore e un addio che fa male
Daniele Liberati
5 min

ROMA - E' il 25' del primo tempo all'Olimpico quando De Rossi smarca Taddei sulla fascia sinistra, il brasiliano controlla e serve una palla rasoterra al centro dell'area dove sbuca Pjanic: tocco di sinistro e il portiere del Lecce Julio Sergio è battuto. Inizia così, il 20 novembre 2011, la storia (d'amore e tormenti) del centrocampista bosniaco alla Roma. Preso dal Lione per 11 milioni di euro, è il primo grande acquisto della dirigenza americana (il presidente era Di Benedetto, Baldini la mente del nuovo progetto e Luis Enrique la scommessa in panchina).

ZEMAN E I FISCHI - Cresciuto nell'Olympique al fianco di Juninho Pernambucano, da cui impara tutti i segreti dei calci di punizione («Un maestro, però io mi sono fatto un mio stile da solo»), il bosniaco gioca le sue prime due annate giallorosse in chiaro scuro, alternando grandi prestazioni a periodi negativi. Dopo l'addio del tecnico scuola Barcellona (per il centrocampista 30 presenze e 3 reti nel campionato 2011/12), soffre molto l'arrivo di Zeman con cui non riesce a instaurare il giusto feeling finendo spesso in panchina (solo 27 partite nel 2012/13). Tra applausi e fischi, anche il rapporto con i tifosi ne risente.

LA RINASCITA CON GARCIA - Proprio dalla Francia ecco però il coup de theatre che cambia le prospettive: da Lilla arriva Garcia e tutto cambia. La Roma prende il volo con le dieci vittorie consecutive ad inizio stagione e Pjanic viene messo "al centro del villaggio", parafrasando l'allenatore transalpino. Nei due secondi posti del 2013/14 e del 2014/15 c'è tanto del centrocampista che, con le sue giocate di classe, tra assist e parabole perfette, entra nel cuore dei tifosi romanisti. E intanto si rafforza sempre di più il rapporto tra il bosniaco e capitan Totti, con cui forma un asse indissolubile in campo e fuori.

 

LE PUNIZIONI, PIRLO E LA JUVE - La miglior stagione realizzativa è invece l'ultima. Con dieci reti in campionato Pjanic diventa il re delle punizioni e aiuta la Roma a superare le difficoltà del passaggio in corsa tra Garcia e Spalletti, fino alla conquista del terzo posto finale. Il tecnico toscano apprezza il giocatore, la storia sembra continuare ma arriva il mercato, con il bilancio del club che ha bisogno di entrate e la Juve che coglie al volo l'occasione. «Mi ha detto che qui è felice, ma non so se resta. Nel calcio si possono verificare varie situazioni. Certamente con lui la Juve sarebbe ancora più forte», le ultime parole di Spalletti che sapevano già di resa. Pjanic erede di Pirlo, si dirà da oggi. I tifosi della Roma non la prenderanno bene.

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