ROMA - «Sono sincera, pensavo che una storia d'amore con Buffon fosse impossibile. Subivo lo stereotipo del calciatore. Un po' per preconcetto, un po' perché a volte i calciatori ci mettono del loro. Gigi per me era una commistione indefinita tra il campione di cui conoscevo le gesta e l’immaturo, se non il fascista che una volta, a Parma, aveva indossato una maglietta con la scritta 'Boia chi molla'. Con certi eroi nazionalpopolari capita sempre così. La caz...ta che fai da ragazzo nel tempo assume una dimensione che, soprattutto se sei riservato e non ti racconti, tende a farti rimanere sempre uguale nel corso degli anni». Parola di Ilaria D'Amico che in una lunga intervista rilasciata a Vanity Fair ha commentato la sua storia d'amore con Gigi Buffon, portiere della Juventus e della Nazionale.
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— Corriere dello Sport (@CorSport) 7 giugno 2016
I MOTIVI DELL'AMORE - Per la giornalista e conduttrice Sky il numero uno bianconero lasciò la moglie Alena Seredova: «Fu un colpo di fulmine.
FOTO, BUFFON-D'AMICO: LE IMMAGINI DELLA LORO LOVE STORY
«VI RACCONTO IL MIO BUFFON» - La D'Amico ha poi commentato la nascita del figlio Leopoldo Mattia e il suo ritorno al lavoro dopo la maternità: «Non è un nuovo inizio e non sento alcuna pressione, ma solo l’emozione e la felicità di tornare a fare il mio lavoro dopo essermi presa il giusto tempo per essere madre e aver oliato quella macchina complessa che è la famiglia allargata». Sulla storia della famosa maglia esibita da Buffon "Boia chi molla", la D'Amico racconta un aneddoto: «A una cena di beneficienza Gigi mi spiegò il motivo di quella maglietta. Mi ha detto che era solo un ragazzino di 18 anni e che non aveva alcuna intenzione politica. Di Gigi mi piace la sua tenerezza, la curiosità, il bellissimo mondo di un uomo leale che ha un animo stupendo e che nella sua vita ha avuto tante gioie, ma ha anche sofferto molto». L'amore scoccò all'improvviso: «Le mie amiche ridevano: “Va bene Ilaria, ci vai in vacanza e poi vi salutate, giusto?”. “Forse non avete capito, io mi sono innamorata di quest’uomo”. Dopo tre mesi di clandestinità, le copertine dei giornali: il salto, affrontare la vicenda pubblicamente, mi faceva male e mi rendeva nuda. Mi sentivo una macchina che muove il gossip, esattamente tutto quello che avevo sempre cercato di evitare nella vita. Sapevo però che sarebbe accaduto. Leopoldo Mattia? Sembra finto, non piange mai. Gli altri figli giocano curiosi attorno all’ultimo arrivato e poi, siccome c’è una vera armonia di fondo e non una costruzione artificiosa, subito dopo se ne disinteressano tornando alle loro cose: “Puoi portarlo di là, che sto guardando la televisione?”».