Euro 2016, Buffon: «La Spagna con l'Italia ha sempre sofferto»

Il portiere azzurro carico: «Possiamo battere gli spagnoli. Morata? E' giovane e ancora non ha realizzato quanto può essere forte. Grazie alla Juve è cresciuto moltissimo. Per quanto andrò avanti? Io vorrei per almeno altri due anni...»
Euro 2016, Buffon: «La Spagna con l'Italia ha sempre sofferto»© ANSA
Edmondo Pinna
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PARIGI - Quarto Europeo, dopo cinque Mondiali, Buffon è alla penultima svolta della sua vita (sportiva), visto che sarà la sua ultima manifestazione continentale. E incrocia quello che è stato fino a ieri il suo compagno di squadra: «Morata è un ragazzo e non ha la consapevolezza di quanto sia forte, ma ha una dote che hanno solo i grandi: nei grandi eventi, nelle grandi partite, spesso fa gol, lo sta confermando un questo Europeo. La Spagna non è solo Morata, però il terminale offensivo è lui e per quello che sta facendo in fase realizzativa è il pericolo numero uno. Lo presi da parte ad inizio stagione, quando eravamo in crisi, perché come tutti ragazzi, quando non attraversano un momento felice tendono a deprimersi, a trovare piccoli alibi, a piangersi addosso. Gli dissi: “Quando avrai smesso di piangerti addosso, tornerai a fare la differenza”. Così è stato, è un ragazzo intelligente, giovane, sa ascoltare, si mette in discussione. La dimostrazione è come ha finito la stagione con la Juventus, e quello che sta facendo in questo Europeo».

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FUTURO - «Quando giochi a questi livelli, non sei tu a decidere se continuare a giocare oppure no, lo decidono le tue prestazioni sul campo e le scelte che faranno i ct e gli allenatori. Nella mia testa vorrei proseguire, ai massimi livelli, come sto facendo adesso, per altri due anni. E se questi massimi livelli piaceranno al nuovo commissario tecnico, sarò contento di far parte della Nazionale italiana».

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IL MIGLIORE - «Ho visto tanti portieri che mi hanno sorpreso positivamente, lasciando stare Neuer che con la Germania sta facendo bene. Mi è piaciuto tanto il portiere della Polonia, Fabianski. Molti sono stati condizionati dalla squadra che non è andata avanti, fermando così il loro percorso positivo in quesito Europeo».

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CONCORRENZA - «Quando si rappresentano delle Nazionali così importanti, in ogni ruolo non c’è la certezza d’essere titolari, ma c’è sempre competitività, nessuno ha la tranquillità di potersi sentire titolare. Credo sia normale nelle Nazionali forti ma sia normale nello sport, è una situazione che va accettata. Per potersi confermare e per poter strappare una maglia da titolare, c’è bisogno di amore e passione».

EMOZIONIAMOCI -  «C’è sempre molta emozione, tanto che i dopo gara dei match importanti, sono spesso condizionati da febbri, che vengono per come emotivamente vivo determinate sfide e determinate gare. Ho una conoscenza maggiore su come gestire emozioni ed approccio alla partita, ma la bellezza dello sport, a 38 anni, è quella di sentire queste gare e vivere per queste gare come fossero la cosa più importante e più bella di una parte della tua vita».

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RIVINCITA - «Nelle ultime quattro gare che valevano qualcosa, ci sono sempre stato e l’unica sconfitta netta e inequivocabile è stata quella dell’Europeo 2012: arrivammo strapazzati fisicamente ed emotivamente e loro vinsero surclassandoci. Nelle altre tre, abbiamo ottenuto due pareggi fino al 120’ e un pareggio al 90’, vuole dire che siamo riusciti a farci valere e a creare grattacapi alla squadra più forte del Mondo, visto che vinceva ovunque. La squadra che l’ha sempre fatta soffrire è stata l’Italia».


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