Europa League, una finale tra due italiane è possibile: basta crederci

Caccia al trofeo che ha sostituito la Coppa Uefa e che da allora non abbiamo mai vinto. Il sogno è una finale tutta nostra a Lione
Europa League, una finale tra due italiane è possibile: basta crederci
Alberto Polverosi
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ROMA - Un giorno lontano, e comunque sbagliando, il calcio italiano avrebbe potuto anche snobbare una Coppa come l’Europa League. Ci sono stati degli anni in cui le nostre squadre spadroneggiavano in Europa, in quella dei giganti. Ma ora proprio no, non siamo nelle condizioni di arricciare il naso di fronte all’Europa League e a nessun altro torneo internazionale. Dobbiamo rifarci una reputazione, altro che snobbare le coppe. Dicono che sia una competizione di Serie B perché, rispetto alla sua genitrice Coppa Uefa, vengono iscritte le squadre dal quarto posto in giù dei vari campionati, dipende da quale Paese provengono. Ma se è vero questo, è vero pure che la Champions conta poco rispetto a quando si chiamava Coppa dei Campioni e ci giocavano solo le squadre campioni dei loro Paesi. Invece sappiamo che non è così, perché il calcio si è evoluto e le coppe oggi hanno un valore sportivo ed economico che prima non avevano.

DALLA MITROPA ALLA CHAMPIONS - E poi è sempre bello vincere. Non solo l’Europa League. Era bello vincere anche la Coppa delle Coppe, chiedetelo a Mancini e ai fantastici ragazzi della Samp, a quelli del Parma e della Lazio, anche l’Anglo-Italiano, anche la Mitropa Cup. Fosse in vita Romeo Anconetani, uno che conosceva il calcio dalla A alla Z, racconterebbe con immenso piacere cosa significò portare la Mitropa Cup nella bacheca del Pisa. Se non basta, si può prendere esempio dalle inglesi. Il Chelsea vinse l’Europa League nella finale di Amsterdam del 2013 contro il Benfica portandosi dietro più di ventimila tifosi: l’anno prima quel Chelsea aveva conquistato la Champions ma per il popolo dei Blues valeva tanto lo stesso. Perfino il Manchester United di Mourinho, che non sa più in quale angolo dell’Old Trafford sistemare i trofei, ha voluto questa Coppa con tutta la sua forza, vincendola nella finale dell’anno scorso contro l’Ajax a Stoccolma.

PORTARLA IN ITALIA - Se i gironi hanno qualche gara di scarso significato tecnico, da oggi, dai sedicesimi, l’Europa League prende consistenza e fascino. Abbiamo quattro squadre in corsa: la prima del campionato e, a detta della stragrande maggioranza degli osservatori, anche la più bella, il Napoli; la quinta in classifica, la Lazio, che è stata anche la vera sorpresa della stagione italiana almeno fino a tre sconfitte fa; una grande decaduta ma in ripresa, il Milan; una stupenda rivelazione degli ultimi anni, l’Atalanta. Abbiamo un livello eccellente da esportare in Europa, possiamo andare avanti e competere con tutte le avversarie.

UNA FINALE TUTTA NOSTRA - Il sogno è ripetere l’impresa recente del calcio portoghese e di quello spagnolo che hanno giocato una finale tutta loro. Nel 2011, a Dublino, vittoria del Porto sul Braga; nel 2012, a Bucarest, vittoria dell’Atletico Madrid sull’Athletic Bilbao. Il Siviglia, che dal 2005 a oggi è arrivato in fondo cinque volte, aveva battuto in finale un’altra spagnola, l’Espanyol, nel 2007 a Glasgow. Per ricordare una finale tutta italiana dobbiamo tornare al ‘98, al Parco dei Principi di Parigi, Inter-Lazio 3-0, mentre l’ultima vittoria nella Coppa è del 1999, con il Parma di Malesani a Mosca.

APPUNTAMENTO A LIONE - Arriviamo da due pessime stagioni, l’anno scorso e l’anno precedente siamo arrivati appena agli ottavi con una sola squadra, prima la Lazio, poi la Roma. Le ultime semifinaliste sono state Napoli e Roma nel 2014- 15 e la Juventus nel 2013- 14. E’ il massimo risultato da quando la Coppa Uefa si è trasformata in Europa League e in tutta franchezza non è un bel risultato. Dobbiamo puntare più in alto, dritti verso la finale di Lione, ne abbiamo la possibilità, senza esagerare con le riserve, perché il campionato conta ma questa Coppa, se la vinci, ti dà gloria e ti porta dritto in Champions.


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