Chiellini: Il fotomontaggio di Mario-Conte? Mio fratello non lo farebbe

Il difensore juventino ha risposto con una battuta al fotomontaggio pubblicato da Enock, fratello di Mario Balotelli. Poi ha riempito di elogi il giovane Rugani e Ogbonna
Alberto Polverosi
8 min

FIRENZE - Al terzo giorno di ritiro entrano in scena gli anziani. E’ Giorgio Chiellini a spiegare come e se è cambiato Balotelli, ma soprattutto a spiegare come Conte sta impostando la settimana che porta alla sfida più difficile, quella con la Croazia.
  
E’ stato ricucito il rapporto di Balotelli con gli azzurri dopo il Mondiale?
«Non c’era niente da ricucire. E’ andata male in Brasile, ora è iniziato un nuovo ciclo, bisogna ripartire, con quella voglia di rivincita giusta per affrontare questo biennio. Siamo partiti bene nei primi due mesi, domenica ci aspetta la partita più difficile, è il primo test decisivo contro la più forte del girone. La Croazia ha giocatori di grandissima qualità, cresciuti in una scuola calcistica piena di talenti. Abbiamo grande rispetto per una sfida che andrà giocata al cento per cento».
  
Poco tempo fa Bonucci ha detto: “Il tallone di Achille di Mario è il carattere”. C’è stato un confronto con voi anziani?

«No, non ce n’è bisogno. Quando uno entra nello spogliatoio e si mette al servizio della squadra basta. E’ Conte a fare le scelte. Capisco che per voi è importante sapere quante volte va al bagno Mario, quante volte starnutisce, quante volte chiama la sua mamma. Ma Balotelli vale quanto De Rossi, Buffon e l’ultimo arrivato. Importante è che domenica saremo un tutt’uno».
  
Non c’è stato nemmeno uno sguardo fra voi?
«Non c’era bisogno nemmeno di questo».
  
Se Balotelli recupera può essere un valore aggiunto? Può essere importante per questa Nazionale?
«Siamo tutti importanti, ma nessuno indispensabile: Soriano, Buffon, Chiellini, Balotelli sono tutti sullo stesso piano. E ora, se possibile, non fatemi più domande su Mario».
  
D’accordo. Ne facciamo una su suo fratello: se, come ha fatto Enock, il fratello di Mario, il suo gemello Claudio pubblicasse un fotomontaggio con la faccia di Giorgio Chiellini e i capelli di Conte, lei cosa gli direbbe?

Ride: «Mio fratellio non lo farebbe. E poi con i capelli di Conte non starei bene».
  
Ci sono molti assenti in questo ritiro, quali sono i problemi della difesa?
«Avremo preferito giocare con tutti i titolari. A parte Insigne, a cui vanno i più sinceri auguri, tutti gli altri hanno problemi di poco conto. Ma la Croazia è forte, giocano in grandi club come Real Madrid e Barcellona. E’ un’ottima squadra, l’ha dimostrata al Mondiale dove è stata anche sfortunata, le hanno tolto anche qualcosa».
  
La solita invasione di stranieri: è più preoccupato perché mancano i difensori o gli attaccanti?
«Non è un periodo prosperoso per il calcio italiano, manca un ricambio generazione, si vede anche nelle convocazioni, si passa da giocatori dell’87-88 a quelli del 93-94, c’è un buco, per quanto riguarda i difensori, che purtroppo non è stato riempito. Per questo è più importante l’organizzazione, per cercare di sopperire le lacune rispetto ai giocatori-top».
  
C’è una ragione di questo buco?
«Ci sarà, ma non lo conosco».
  
Può essere che i giovani non vogliano più fare i difensori?
«Non penso. Gli allenatori insegnano bene. A livello difensivo uno come Mazzarri è fortissimo. Ho fatto il giocatore con lui e il posizionamento del corpo è stato il primo a insegnarmelo. Gli allenatori le cose le sanno e penso che lo mettano in pratica. Semmai è un problema di educazione giovanile che è cambiata. Quelli che arrivano a giocare in Serie A sono quelli più intelligenti, non quelli più bravi. Il talento arriva dopo. Io ho fatto tutte le Under e posso dire che è più importante la serietà, l’umiltà e l’applicazione».
  
Ma se alla Juve manca uno talentuoso come Tevez...
«Tevez incarna perfettamente quello che ha detto: sul 2-0 lui fa 50 metri e arriva a un metro da me per recuperare palla. Il talento senza l’applicazione, senza il concetto di unità di squadra, è poco o niente».
  
L’atteggiamento di Balotelli è cambiato?
«Ha lavorato bene, non credo ci sia da aggiungere altro».
  
Nella Juve difesa a 4, in Nazionale di nuovo difesa a tre. Ci spiega le differenze?
«Con la difesa a tre i due centrali devono essere più aggressivi, creare superiorità in fase di possesso palla e rinforzare il centrocampo per prendere i giocatori in mezzo alle linee. Per il mio ruolo, quello di marcatore, viene chiesto di coprire più campo. A 4 hai più uomini a centrocampo e meno in difesa, devi essere più accorto, devi giocare più di lettura perché hai meno copertura. Dipende anche da che squadra affronti, è meno richiesta la fase di impostazione».
  
Qual è il suo modulo preferito?

«Non ci sono differenze, basta cambiare leggermente qualcosa,  è importante che la squadra segua lo stesso percorso».
  
Si è definito “marcatore”. Lei è l’ultimo dei marcatori?
«Io gioco a zona, marco l’uomo nella mia zona. Magari ne verranno altri fuori, anche se si insegna più la marcatura a zona che quella a uomo. Sono attitudini personali, non solo calcistiche ma anche mentali. La scuola dei difensori italiani si rialzerà, speriamo in un nuovo Cannavaro, un nuovo Nesta e magari Scirea. Qui c’è Rugani e si parla benissimo di Romagnoli».
  
Con Ogbonna e Rugani la Juve cerca di darsi un futuro anche in difesa.
«Rugani l’ho visto crescere, avevo scommesso che sarebbe arrivato in Serie A, ma gli devo fare i complimenti perché ha avuto una escalation rapida, arrivado in Nazionale in un anno e mezzo. Non l’ho detto solo per le qualità, in Primavera ne ho visti passare tanti, la sua differenza è la testa. Col lavoro quotidiano continua a migliorare. Non si è mai montato la testa, mai dato questi segnali. Nella Primavera della Juve non è facile: vivendo in un centro dove questi ragazzi, a 17-18 anni, hanno tutto e di più non sempre restano umili. Quanto a Ogbonna sta facendo bene. Non è facile passare da una squadra che non fa le coppe a una che deve vincere e dove aumentano le pressioni, hai il terrore di giocare sempre alla perfezione. Sta crescendo con tranquillità, anche il fatto di essere tanti italiani aiuta lui e aiuta noi. Un gruppo di italiani è fondamentale per ogni squadra. La Juve ha un gruppo storico di italiani che va ampliato e ringiovanito, ma questa è una linea-guida molto importante».
   
Allegri ha detto che ora la Juve vale di più rispetto a quella di Conte.
«Una frase così può avere mille interpretazioni. Allegri non ha mai avuto la presunzione di voler cancellare quello che di buono avevamo fatto nei tre anni di successi. Per un allenatore è un segno di intelligenza. Non ha mai detto: “quello che avete fatto è tutto sbagliato”. Ci ha trasmesso i messaggi in modo intelligente. Abbiamo sbagliato qualcosina, potevamo essere più cinici e più fortunati. Nelle ultime partite è andata discretamente bene, ma non si devono fare paragoni. Per la Juve di Allegri, come quella di Conte, importante è vincere. I gol fatti o subiti ci interessano poco».
  
Italia-Croazia a San Siro: mezzo vuoto quando gioca l‘Inter, pronto ai fischi quando gioca il Milan. Come lo farete innamorare?
«A Torino con 40.000 sarebbe pieno. Riempire San Siro è difficile. Abbiamo trovato grande affetto a Bari e Palermo, ma anche a Nord l’amore per la Nazionale è lo stesso. La nostra volontà è quella di alimentare l’entusiasmo. Milano non è solo Milan e Inter, ci aspettiamo un grande tifo. Pensiamo all’Italia, siamo tutti italiani».
  
Con la prossima gara staccherà Cabrini e avvicinerà Scirea...
«Al bar di Coverciano è appeso un pannello con tutte le presenze e quando il tuo nome si avvicina al vertice un po’ di emozione c’è. Io vengo a Coverciano da vent’anni...».
  
Conte sta preparando Italia-Croazia come fosse una sfida di Champions?
«La stiamo preparando al meglio. Una delle qualità di Conte è che prepara Italia-Malta come Itala-Croazia, mai dando per scontato un risultato anche se i valori sono diversi».
  


© RIPRODUZIONE RISERVATA