Viva Foggia, all'inferno e ritorno

Ventidue anni fa il nono posto in serie A, poi una discesa senza fine. Sino alla svolta del 2016. Sannella: «Il nostro modello? Onore, lavoro e rispetto». Curci: «Abbiamo 10 milioni di buone ragioni per farcela»
Viva Foggia, all'inferno e ritorno
Xavier Jacobelli
7 min

FOGGIA - Se andate all’inferno, portatevi la pasta. Vi aiuterà ad uscirne. Purché sia rigorosamente prodotta con il grano del Tavoliere delle Puglie. Il Foggia, dall’inferno, è tornato così. Franco e Fedele Sannella, brillanti imprenditori che hanno fatto fortuna con il fotovoltaico e l’eolico, fra diretto e indotto danno lavoro a 500 persone e registrano un fatturato annuo che sfiora i cento milioni di euro, salvano dal fallimento il glorioso pastificio Tamma, fondato nel 1907.

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Lo salvano e ne appongono il marchio sulle maglie rossonere dei Satanelli non più assatanati, visto che sono precipitati in serie D dopo che nel ‘94, per la terza volta nella loro storia, erano addirittura arrivati noni in serie A. E qui si scende nei gironi dei dannati, scegliete voi la sezione: accidiosi, ignavi, seminatori di discordia.

DE ZERBI - E’ il 2012 e l’Unione Sportiva Foggia non si iscrive al campionato di Lega Pro. Nasce l’Associazione Calcistica Dilettantistica Foggia Calcio, che, in virtù dei titoli sportivi, ottiene l’iscrizione alla Serie D. Nel 2013, come Foggia Calcio srl viene ripescato in Lega Pro, Seconda Divisione. Il 15 luglio 2014, il Tribunale dichiara fallita l’Unione Sportiva Foggia. Il 7 luglio 2015 la nuova società riacquisisce il marchio storico. Il 10 dicembre 2015 la famiglia Sannella (rappresentata dai fratelli Franco e Fedele), già impegnata nel Foggia Calcio con lo sponsor pasta Tamma (capito perché bisognava portarla all’inferno?) ufficilizza l’acquisto del 70% delle quote del Foggia Calcio, tramite la società Sannella Holding2 Srl. Il restante 30% viene suddiviso così: 10% Massimo Curci, 10% Carla Di Corcia, 10% Luca Leccese. Il 20 giugno 2016, Massimo Curci, commercialista,%, acquisisce il 50% delle quote del club. Che nel frattempo, conquista la Coppa Italia di Lega Pro, ma perde i play off promozione con il Pisa di Gattuso e si becca quattro giornate di squalifica dello Zaccheria per le intemperanze tifoidee. Non è finita: il 14 agosto, Roberto De Zerbi, l’allenatore che a quei play off il Foggia aveva portato, firmando una rimonta strepitosa, viene esonerato per divergenze di vedute con la dirigenza e il 2 settembre passa al Palermo, dopo avere risolto il contratto che in luglio era stato prolungato sino al 2019. Al suo posto arriva Giovanni Stroppa, uno dell’Era Zeman. FARES. Dite voi se, dopo un simile, perverso circuito, qualcuno, nel periodo più buio, potesse ancora scommettere sulla rinascita. I Sannella sì. E con loro Curci. E con loro Lucio Fares, apprezzato commercialista, legato ai Sannella non soltanto da rapporti professionali, ma da un’amicizia sincera: il presidente del club è lui. Viene nominato il 18 giugno 2015. Fares non è uno scaramantico: esattamente duecento anni prima, a Waterloo, quel giorno Napoleone perse un impero. Fares, invece, un signore elegante e dall’eloquio forbito, corona il sogno di ogni tifoso: diventare il presidente della propria squadra, cui si consacra Fedele Sannella mentre Franco continua a seguire le aziende di famiglia. Fares motteggia: «Fedele è talmente attaccato al Foggia che gli manca soltanto una brandina negli spogliatoi. Così dorme qui allo Zaccheria e ottimizza i tempi. Pensiamo di regalargliela per Natale».

BUDGET - Eccoli qui, nel ventre dello storico stadio della Capitanata, tutto personalizzato in rosso e nero. Si respira aria di efficienza, organizzazione, serietà. Traspare l’orgoglio di avere aperto un cantiere dove i lavori sono in corso per costruire qualcosa di grande. Costruire, verbo familiare a Sannella: «Siamo nati come impresari dell’edilizia civile e delle centrali elettriche, lavoriamo con Enel e Terna. Abbiamo salvato la Tamma, poi siamo entrati nel Foggia perché sono quasi vent’anni che soffriamo. Avevamo stanziato un budget di 7 milioni, direi che l’abbiamo superato». Conferma il commercialista Massimo Curci, figlio di Rocco centrocampista a Bitonto, Barletta e Ortanova, studi molto bene avviati a Foggia, Segrate e Bologna, tifoso juventino, ma zemaniano convinto, uomo abituato a far di conto: «Diciamo che ci sono quasi 10 milioni di buone ragioni per ritornare in serie B. Perché sono diventato socio al 50% del Foggia dopo averne rilevato il 10%? Merito di De Zerbi e Di Bari: tre anni fa ci incontrammo al ristorante, il club era sul filo del rasoio. Ma la passione muove le montagne. Ora tocca ai tifosi».

QUATTRO GIORNATE - Fedele parla chiaro. «Ci è dispiaciuto che, in occasione della gara di Coppa Italia, i ragazzi della Curva siano rimasti fuori in segno di protesta. Ce l’avevano con i prezzi (12 e 15 euro): volevano venissero ribassati, trattandosi di un’altra competizione. Ma, se qualcuno l’avesse scordato, rammento che le 4 giornate di squalifica per le intemperanze con il Pisa ci sono costate fra gli 800 mila e i 900 mila euro di mancati incassi. Noi amiamo la nostra gente e per la nostra gente ci sobbarchiamo enormi sacrifici. Lo sa che, per la gara con il Pisa, avremmo potuto riempire uno stadio come San Siro? Quasi 80 mila richieste! Ospitiamo il Monopoli: è questo il nostro vero debutto casalingo. Sono sicuro che i foggiani arriveranno a migliaia. Senza di loro non andremmo da nessuna parte: contiamo sul loro aiuto». VIA LE BARRIERE. Anche perché, fra i progetti della dirigenza pugliese c’è l’abbattimento delle barriere allo Zaccheria. «Ci vorrà del tempo, ma ci arriveremo. Eccome se ci ar riveremo e sa chi ci spinge ancora di più su questa strada? La convinzione che sia l’unica da percorrere per alimentare l’educazione sportiva». Fares annuisce. «Una grande società è tale se coniuga i risultati sportivi a uno stile improntato al lavoro e al rispetto. E all’onore», chiosa Sannella.

BASTA ERRORI - C’è un cruccio che assilla gli uomini della rinascita foggiana. Si chiama arbitri. «La protesta sarà elevata con toni civili, ma fermi», preannuncia Fares. E Sannella: «Matera, Akragas, Castellammare di Stabia: sono le tre partite costellate di errori che ci hanno danneggiato. Non siamo né piagnoni né facciamo le vittime. Chiediamo solo di essere trattati alla pari. Stadio nuovo, centro sportivo, investimenti nel vivaio, secondo store: abbiamo un sacco di progetti e non possiamo rischiarli a causa di errori altrui. Abbiamo parlato con Gravina, presidente della Lega Pro, manifestandogli le nostre considerazioni. Siamo sicuri che saremo ascoltati». Dev’essere una questione di pasta. Ma Pasta del Tavoliere, s’intende.

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