La non-squadra del Brasile si spegne nella sua tristezza

Olanda forte e bella, prende il bronzo di fronte alla Seleçao
Alberto Polverosi
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Un insieme di mezzi talenti, non una squadra. Un gruppo male assemblato di giocatori dotati di tecnica e di personalità che una volta messi insieme non trovano la dimensione del collettivo, non si trasformano in una squadra di personalità. In questo Mondiale giocato in casa, dagli ottavi in poi il Brasile non è stata la squadra peggiore, ma l’unica non squadra. Anche la Grecia aveva un senso, anche l’Uruguay. Ciascuna ha espresso almeno una caratteristica, il Brasile no.

Contro l’Olanda, altra squadra-squadra vera, compatta, organizzata e preparata, la Seleçao ha dato un nuova conferma del suo niente. Se in attacco era appesa all’estro di Neymar, spento ai quarti di finale da una ginocchiata di Zuniga, in difesa avrebbe avuto bisogno di un minimo di accortezza, se non di organizzazione. Invece anche in difesa, come in attacco, ognuno andava per conto proprio. Il 2-0 di Blind ha ricordato da vicino almeno 6 dei 7 gol segnati dalla Germania in semifinale: non un tiro, ma un appoggio in porta di un giocatore libero al centro dell’area di rigore, dopo un errore individuale (David Luiz, di testa, ha rimesso la palla in mezzo all’area anziché spedirla in angolo) e uno ancora più pesante e inconcepibile del collettivo (tutti si sono preoccupati della palla, nessuno del giocatore). Dovrebbero prendere l’immagine finale di quel gol, portarla nelle aule dove si insegna il calcio agli allenatori e dire: ecco come non bisogna mai difendere.

Se con la Germania la sconfitta era stata così clamorosa e fragorosa nelle dimensioni da essere vissuta come un trauma dal Brasile intero, questa che valeva il 3° posto porta con sé una tristezza infinita per il popolo verdeoro. Cosa resterà di questo Brasile? Non il portiere, trafitto di continuo; non l’attacco (Neymar escluso), così povero da sembrare honduregno, o magari italiano, di sicuro non brasiliano; nemmeno il centrocampo perché Paulinho è stato spazzato via in quasi tutte le partite, mentre Luiz Gustavo e Ramires non sono mai stati all’altezza. Resteranno Thiago Silva e David Luiz, ma se li ricordiamo nel Psg e nel Chelsea quelli del Mondiale sembrano i fratelli brutti, ma brutti davvero. Non resterà Scolari, questo è certo. E non resterà nemmeno l’arbitro che ha diretto il Brasile: dopo tanti favori ricevuti, l’algerino Haimoudi glieli ha tolti quasi tutti.

Resterà invece un ottimo ricordo dell’Olanda e del suo ct. Ecco la squadra più vera dopo la Germania. Qui i talenti formano un gruppo e il gruppo dà forma e sostanza al gioco. Non c’è solo Robben nell’Olanda. Semmai c’è l’Olanda più Robben. Il gruppo è giovane, sarà una delle grandi favorite al prossimo Europeo.

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