Un’Italia sbagliata: faticherebbe anche Messi

L'editoriale del direttore del Corriere dello Sport-Stadio dopo il successo di misura dell'Italia su Israele
Un’Italia sbagliata: faticherebbe anche Messi© REUTERS
Alessandro Vocalelli
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ROMA - Prendiamoci il risultato, l’unica cosa positiva della serata di Reggio Emilia, ma rendiamoci anche conto di come abbiamo passato la serata. A fare i conti se, dopo quell’unico e provvidenziale gol di Immobile con Israele, il pareggio della Macedonia con l’Albania sarebbe bastato per… spianarci la strada verso gli spareggi. Insomma, la caratura delle avversarie e il risultato in gioco, dovrebbero dare facilmente l’idea che non è stata - fino a questo punto - un’impresa memorabile. Gli azzurri andranno agli spareggi che, tra l’altro e considerando le ultime notizie, possono riservare qualche rischio in più del previsto. Si affacciano infatti le ombre del Galles di Bale o della Bosnia. Insomma, per andare al Mondiale servirà un’Italia diversa, cresciuta dal punto di vista della convinzione, della condizione, con qualche giocatore fondamentale in più (Florenzi) e anche più logica dal punto di vista tattico. Perché la partita di ieri sera ha detto una cosa insindacabile. Giocare così non è solo un rischio con la Spagna - ed infatti i risultati si sono visti - ma è anche come ficcare la testa dentro un imbuto contro un’avversaria molto più modesta, come Israele. Curioso che Ventura giudichi positivamente la prestazione - «Siamo stati 80 minuti nella metà campo rivale e comunque è un passo avanti» - ed è discutibile che questo sia davvero l’assetto migliore per far risaltare le qualità dei singoli e di conseguenza della squadra. Anche stavolta, per fare i due esempi più eclatanti, Insigne e Verratti non hanno fatto vedere nulla delle loro qualità. Insigne ha faticato ad entrare dentro al campo e quando gli è stato possibile - solo due volte - la squadra ha avuto una scossa. Ancora peggio è andata a Verratti che ha finito per pagare con i fischi una prestazione di cui non ha nessuna colpa. Schiacciarlo in un centrocampo del genere - a fare il gregario invece di esaltarne le capacità di recupero e di profondità - è il modo peggiore per valorizzare un talento assoluto che - paradossalmente e ingenerosamente - finisce addirittura al centro della critica. A scanso di equivoci, Verratti a 25 anni ancora da compiere, è uno dei talenti più puri, sicuramente tra i migliori in assoluto della sua generazione.

E non a livello nazionale, ma a livello internazionale. Verratti, tanto per essere chiari fino all’estremo, è uno dei pochissimi in campo ieri che giocherebbe senza alcun dubbio in tutte le nostre migliori squadre di club. Sarebbe per fare un esempio un giocatore essenziale anche nella Juve di Allegri e non è affatto un caso che il Barcellona in estate abbia offerto 100 milioni per prenderlo. Solo che giocatori così vanno messi al centro del progetto e assistiti. Insomma, abbiamo adesso praticamente due mesi per preparare lo spareggio ed evitare quella che Tavecchio ha definito una eventuale Apocalisse. Una prospettiva che abbiamo tutte, ma proprio tutte, le condizioni per scongiurare. Il livello del calcio italiano è molto più alto di quello che semplicisticamente si può pensare e credere in simili frangenti. Da Insigne a Verratti, basta valorizzare il made in Italy e non guardare agli altri per screditare i nostri. Facciamo un gioco: il formidabile Isco di quattro giorni fa, sarebbe stato così straordinario se avesse giocato in un centrocampo così sguarnito come è toccato a Verratti? E… Messi avrebbe fatto meglio di Insigne se fosse stato messo a presidiare la fascia?


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