Il mito di Buffon fino in Sudafrica

Anche Johannesburg si aggiunge alla lista: il portierone azzurro è apparso su un murales nella città che ha ospitato alcune delle sfide del Mondiale 2010
Il mito di Buffon fino in Sudafrica
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L’Italia arriva in Sudafrica con il titolo di campione del mondo, la coppa alzata nella mitica notte di Berlino di quattro anni prima. Lippi è tornato al timone e molti degli eroi del 2006 sono con lui per tentare l’impresa di vincere due edizioni consecutive, riuscita solo all’Italia di Pozzo e al Brasile di Pelé. La doppietta resterà un sogno e, purtroppo, l’edizione 2010 passa agli annali come molto sfortunata.

QUALIFICAZIONI. Gli azzurri dominano il girone 8 delle qualificazioni con 7 vittorie e tre pareggi, due molto sofferti, in Bulgaria e in casa contro l’Irlanda quando la nazionale di Lippi resta in 10 per quasi tutta la partita. Buffon salta alcune gare, ma è protagonista nella partita in Montenegro vinta 2-0 e nella sfida agli irlandesi all’epoca guidati da Trapattoni, salvando il risultato con i suoi interventi prodigiosi che costituiscono l’ossatura della leggenda del portierone azzurro.

IL MONDIALE. In Sudafrica, le cose non vanno per il verso giusto, Buffon critica subito il pallone ufficiale del Mondiale, unendosi così a Casillas, Julio Cesar e il cileno Bravo. «Lo Jabulani è un pallone indecente». Per lui è la quarta convocazione alla fase finale di un mondiale, ma purtroppo la sorte gli tira un brutto scherzo. Durante la sfida contro il Paraguay, prima Buffon subisce la rete di Alcaraz, poi il portierone azzurro non rientra dopo l’intervallo, la schiena fa le bizze, un fastidio che Buffon trascinava da un paio d’anni. Gigi concluderà il mondiale guardando i compagni dalla panchina, incitandoli e dando indicazioni di fianco a Lippi.


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