Pagina 2 | Apocalisse Italia: il disastro azzurro sui giornali italiani

ROMA - C'è il volto affranto di Buffon, rigato dalle lacrime, come emblema della disfatta azzurra su tutti i giornali italiani. Il giorno dopo il dramma di San Siro, l'Italia si sveglia con l'incubo diventato realtà: tutto vero, gli azzurri sono fuori dal Mondiale dopo 60 anni. Incredulità e rifondazione sono i concetti che si ripetono sui quotidiani del Paese.

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TUTTI A CASA - "Fine" è il titolo d'impatto scelto dalla Gazzetta dello Sport per la sua prima pagina. «Una delle pagine più nere della nostra storia sportiva, uno schiaffo brutale oltre che un danno incalcolabile per un Paese che vive e respira calcio», la descrive nel suo editoriale il direttore Andrea Monti, che indica anche la via per ripartire: «Tutti a casa: il calcio italiano va rifondato alle radici. E per farlo, occorrono facce e idee nuove». 3 il voto che viene dato a Ventura, tantissimi i 5 tra i giocatori. «Tutti a casa!», titola Tuttosport con il commento di Andrea Pavan sul fatto che «ce lo siamo meritato: la verità è che è giusto così». Il racconto interno è di «una vergognosa apocalisse» di cui Ventura è responsabile: zero il voto nelle pagelle con questa specificazione: «La colpa non è tutta sua: sarebbe bastato che qualche dirigente avesse avuto più coraggio dopo il disastro con la Spagna e la valanga che ne è seguita».


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VERGOGNA - «Vergogna nazionale» è la scelta del Messaggero in cui la «squadra improvvisata» vista ieri sera diventa nella penna di Mario Ajello la «metafora di un Paese diviso» . Ancora più forte la titolazione del Tempo: «Andate a lavorare», suggerisce a ct e giocatori il quotidiano romano: «Tutti colpevoli: Ventura, Tavecchio, giocatori. E' l'anno zero».


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AZZURRO TENEBRA - «Azzurro tenebra» si chiama oggi il "caffè" di Massimo Gramellini sul Corriere della Sera: «Addio notti più o meno magiche, gruppi di ascolto con pizza al taglio e birra ghiacciata, illusioni di contare ancora qualcosa almeno nel calcio» ma anche un finale di speranza: «E adesso? È la fine di un Mondiale, mica la fine del mondo. Si ricomincia. Speriamo con Ancelotti al posto di Ventura e chiunque altro al posto di Tavecchio, il presidente delle figuracce che giustamente si congeda con la più umiliante di tutte». Per la prima volta, scrive Mario Sconcerti, «non trovo le parole» nel descrivere «un rovescio epocale». Sul quotidiano di via Solferino, trova spazio anche l'analisi del danno economico: «Un buco da 100 milioni, tra sponsor e diritti tv».

TAVECCHIO RISPONDA - «Tavecchio ora risponda del fallimento», chiede Gianni Mura su Repubblica: «L'apocalisse è arrivata, dopo il mondiale vinto nel 2006 e due sonore bocciature. Ora, con calma ma senza indulgenze, chi di dovere deciderà da dove e da chi ripartire. I primi a rispondere del fallimento saranno Ventura e Tavecchio: è inevitabile, è normale». Apocalisse azzurra si legge sulla prima pagina del quotidiano La Stampa: «Una caduta (quasi) mai vista, l'Italia torna indietro di 60 anni» racconta Gigi Garanzini.

MORTE A SAN SIRO - «Fuori dal mondo», scrive in prima il Giornale, nel parlare di un «Paese che ha perso il suo cuore azzurro», come scrive Vittorio Macioce. «Morte a San Siro», è il titolo lapidario di Libero.


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TUTTI A CASA - "Fine" è il titolo d'impatto scelto dalla Gazzetta dello Sport per la sua prima pagina. «Una delle pagine più nere della nostra storia sportiva, uno schiaffo brutale oltre che un danno incalcolabile per un Paese che vive e respira calcio», la descrive nel suo editoriale il direttore Andrea Monti, che indica anche la via per ripartire: «Tutti a casa: il calcio italiano va rifondato alle radici. E per farlo, occorrono facce e idee nuove». 3 il voto che viene dato a Ventura, tantissimi i 5 tra i giocatori. «Tutti a casa!», titola Tuttosport con il commento di Andrea Pavan sul fatto che «ce lo siamo meritato: la verità è che è giusto così». Il racconto interno è di «una vergognosa apocalisse» di cui Ventura è responsabile: zero il voto nelle pagelle con questa specificazione: «La colpa non è tutta sua: sarebbe bastato che qualche dirigente avesse avuto più coraggio dopo il disastro con la Spagna e la valanga che ne è seguita».


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