I nodi del Var, Milano rilancia

Leggi l'opinione del direttore del Corriere dello Sport-Stadio sulla prima giornata di campionato
Aleksandar KOLAROV, 450’ giocati (Champions inclusa): è il nuovo leader della ROMA di Eusebio Di Francesco© ANSA
Alessandro Vocalelli
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ROMA - Caduto il tabù della moviola in campo - permetteteci di chiamarla così, perché sembra che tutto sia fatto per complicare le cose e la comprensione delle cose - da oggi cominciamo una nuova “battaglia”: chiedere agli arbitri di rendere tutto ancora più trasparente, parlando e spiegandosi. Perché il VAR - che fa tanto moderno e ancora più tecnologico - è un grande passo avanti (per il quale ci siamo battuti per anni) che però alimenta qualche dubbio residuo. Come ad esempio è accaduto a San Siro: dove, nonostante l’intervento esterno, mi è rimasto un sospetto fortissimo sull’intervento ai danni di Simeone in area interista. Il contatto c’è stato ed è impossibile escludere che fosse rigore. Ancora di più è stato però discutibile l’atteggiamento dell’arbitro Tagliavento, che non è andato a visionare personalmente il filmato a bordo campo, ma si è fidato completamente del “Var” designato: il suo collega Guida. E’ giusto così? Non dovrebbe, comunque, essere sempre il direttore di gara a decidere, o almeno non dovrebbe confrontarsi molto più fattivamente? Chissà se almeno Nicchi o Rizzoli avranno la bontà di rispondere, anche per prevenire casi ancora più spinosi. O situazioni come quelle accadute a Bologna, dove l’arbitro - sbagliando - ha fischiato un fuorigioco inesistente al Torino, rendendo impossibile l’intervento del Var per correggerlo. Insomma, anche gli arbitri hanno bisogno di affinare l’intesa ed il gioco di squadra. Fatto sta che il primo campionato finalmente “tecnologico” è partito comunque alla grande, rispettando promesse di gol, di emozioni e di una maggiore competitività. Sono competitive le due milanesi - di cui parleremo - è competitiva la Roma di Di Francesco, secondo i soliti criticoni - quelli che scambiano i loro pensieri con la realtà - già in discussione. La risposta di Di Francesco, un signor allenatore o se preferite un allenatore signore, è arrivata dal campo. La Roma, senza rubare l’occhio ma anche senza mai rischiare se non nel concitato finale, ha vinto la partita più difficile delle grandi, passando a Bergamo. Si tratta adesso di dare l’ultima accelerata del mercato: oggi la Roma è, potenzialmente, considerata un gradino sotto a Juve e Napoli. Ma ha anche - per dichiarazione ufficiale di Monchi - 35 milioni di euro da investire per rinforzare la rosa. Se succederà, vedrete che Di Francesco saprà mettere a frutto l’investimento.

Dicevamo delle milanesi. Prevedibile che sarebbero state subito protagoniste: per l’Inter fondamentale la garanzia-Icardi, per il Milan dei grandi investimenti decisivo il giovane Cutrone, uno che ha numeri per farsi largo prepotentemente. Così come Di Francesco junior, che ha completato la felice domenica della famiglia, segnando un bellissimo gol con il suo Bologna. D’altronde la sensazione è che si stia prepotentemente affermando la nuova generazione dei calciatori italiani: beneaugurante per una stagione che si concluderà con i Mondiali. Non è invece cominciato nel modo migliore il campionato della Lazio, l’unica tra le migliori a fallire l’appuntamento con la vittoria. Simone Inzaghi dopo aver battuto la Juve di Allegri in Supercoppa, ha pagato il prezzo di una rosa ancora incompleta e si è fermato davanti alla Spal di Leonardo Semplici. Un debuttante in serie A a 50 anni, capace di fare il doppio salto: direttamente dalla Lega Pro, in due stagioni. La conferma, nel calcio come nella vita, di una banale verità: non esistono i giovani e i meno giovani. Esistono - scusate la facile battuta, dal cognome del tecnico toscano - Semplicemente quelli bravi.


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