Che bella la corsa al titolo dei bomber

Comandano Dybala e Icardi, ma alle spalle guadagnano posizioni Immobile e Mertens. L'editoriale del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Che bella la corsa al titolo dei bomber
Alessandro Vocalelli
5 min

ROMA - Alla fine, si dice con il conforto dei numeri, vince sempre la difesa. Sarà sicuramente così, ma - banalmente - aiuta, eccome se aiuta, avere quelli che fanno la differenza. È un campionato da oltre due gol e mezzo a partita - 78 in 29 gare - ed è un campionato che sta premiando gli specialisti. Saranno in tanti a giocarsi il titolo di capocannoniere e soprattutto, almeno questa è la sensazione, lo faranno ad altissima quota. Higuain e Dybala, il fenomenale Dybala, si sono fatti sentire nell’anticipo di sabato, mettendo il timbro sulla vittoria che ha permesso alla Juve di restare a punteggio pieno dopo tre giornate.

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Lo stesso hanno fatto Icardi e Perisic, i gemelli perfetti di Spalletti, che hanno battuto la Spal. Non è stata una partita semplice, ma alla fine ci hanno pensato loro due, ancora loro due, a chiudere il conto. Pensate che l’Inter ha finora segnato otto reti e su tutte e otto - come finalizzatori o come rifinitori - c’è la firma di uno dei due. 

Una soddisfazione per Spalletti che dalla campagna acquisti ha avuto buoni rinforzi e nella mancata campagna-cessioni ha brindato alla conferma di Perisic. L’Inter ha tante qualità, è solida e disegnata senza inseguire sogni o potenziali scommesse, ma ha anche due ali - Candreva e appunto Perisic - capaci di saltare l’uomo e di creare la superiorità numerica, qualità essenziale da quando esiste il calcio. Oggi vanno di moda le corsie e le catene - in un lessico sempre più snob e ricercato - ma il calcio è molto più semplice di quanto - finti maestri - si sforzino di raccontare: dunque, come tanti anni fa, è fondamentale avere gente che sappia giocare largo, dove il campo si fa di conseguenza più stretto e soprattutto bisogna avere tecnica e rapidità. È lì, come ai tempi di Claudio Sala o Causio, Bruno Conti o Damiani, per fare solo qualche nome, che le partite si stappano.

Non è un caso che a punteggio pieno ci sia anche lo spettacolare Napoli di Sarri, un altro che sa volare grazie alle ali. A rompere l’equilibrio a Bologna è stato ancora una volta Callejon, con una classica giocata: il pallone partiva, dal piede di Insigne, e lui era già lì, pronto a metterla dentro. Quando il calcio è telecomandato. Poi, come al solito, ci hanno pensato Mertens e Zielinski, altri due che a Sarri devono molto.

A sette punti, oltre al Torino di Mihajlovic, c’è la Lazio di Simone Inzaghi. Due della Lazio scudetto, a pensarci bene - viste le carriere di Simeone e Mancini - una autentica fabbrica di allenatori. Il più giovane della compagnia, Simone Inzaghi, ha ricominciato la stagione da protagonista così come l’aveva conclusa. Si è preso la grande soddisfazione di battere la Juve nella Supercoppa e ieri di rifilare quattro reti al Milan dei grandi investimenti. La sua freccia è stato uno strepitoso Immobile - sette gol nelle prime sei partite stagionali, Nazionale compresa - ma è tutta la squadra che si tende come un arco, capace di misurare la tensione giusta in ogni momento. Dall’inizio andiamo dicendo che dipingere questo campionato come una corsa a cinque per la Champions - escludendo in partenza la Lazio - è un esercizio che non tiene conto delle potenzialità dei biancocelesti e delle qualità del suo allenatore. Inzaghi, tra i tanti, ha avuto anche il merito di lanciare un giocatore come Luis Alberto, che evidentemente aveva bisogno di chi gli trovasse il ruolo adatto per assecondare le sue qualità. La Lazio, che deve ancora aggiungere Felipe Anderson e Nani, ha necessità di valutare il suo pacchetto difensivo, costretto a fare i conti con l’infortunio di Wallace. C’è però - proprio grazie all’esplosione di Luis Alberto e alla crescita di Murgia - la possibilità di considerare in alcune occasioni l’impiego come centrale difensivo di Lucas Leiva. Di sicuro in difesa dovrà rivedere molte cose Montella, a cui bisogna comunque dare il tempo per lavorare, perché le squadre non si costruiscono in due mesi. 

La sensazione, però, è che questo Milan sia strutturato per giocare con una linea a cinque e da lì bisogna ripartire. Campionato comunque bello, interessante e per niente scontato. La Fiorentina dei giovani - attenzione, perché alcuni sono di qualità assoluta - ha dato una prima risposta a chi vedeva solo nero, il Cagliari ha brindato all’esordio nel nuovo stadio. Un destino che il gol lo segnasse uno di casa, Sau. Il calcio è quasi una scienza, ma in cui contano - eccome se contano - anche le storie personali.


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