E' una serie A sempre più spagnola

Leggi il commento del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio Alessandro Vocalelli
E' una serie A sempre più spagnola© REUTERS
Alessandro Vocalelli
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Non c’è dubbio che siano due giocatori fantastici, Dybala e Mertens. Non c’è dubbio che la loro sia una firma preziosa sui larghi, nel caso del Napoli anche larghissimo, successi di Juventus e Napoli. Non c’è dubbio che sia arrivata la risposta più bella per Allegri e per Sarri dopo le partite di Champions. Ma, per evitare ubriacature e commenti tutto zucchero e miele, è fondamentale ripartire da qui. E chiedersi se il campionato italiano sia abbastanza “allenante” per le nostre squadre migliori, se certe vittorie - così facili e piene di gol - siano davvero il miglior modo, la miglior preparazione possibile per poi presentarsi al di là dei confini.

La Juve era reduce dalla pesante sconfitta col Barcellona, il Napoli dallo scivolone in casa dello Shakhtar. Battute d’arresto, per la verità, che non faranno poi così male (almeno questa è la previsione, l’augurio) in vista della qualificazione in Coppa. Ma è lecito, di fronte alla differenza evidente tra ciò che succede in Europa e ciò che succede in Italia, chiedersi se il nostro campionato non sia esageratamente spaccato tra le squadre più forti ed il resto della compagnia. Si diceva una volta: quello è il modello spagnolo. Un campionato per tre o quattro squadre, ad essere generosi, capaci di andare a vincere ovunque, facendo goleade e allenamenti al posto delle partite. Una frattura che però sta diventando sempre più netta anche in Italia.

Le squadre migliori, le big, sono sempre più forti, perfettamente calate nel ruolo di schiacciasassi, le altre però sono sempre più tenere e fragili. Si diceva una volta che il campionato italiano fosse imprevedibile e capace di riservare sorprese ad ogni partita. Non c’era nulla di scontato. E anzi certi viaggi in provincia erano considerati i più rischiosi, pericolosi, per le grandi. Oggi è difficile che tutto questa succeda e molte le partite si risolvono in facili esibizioni, su cui però è legittimo interrogarsi. Anche per le big è un vantaggio avere la strada così facilmente spianata o, paradossalmente, sarebbe meglio dover sempre tenere alta la guardia anche in vista degli impegni internazionali? Fatto sta che la classifica, dopo il quarto successo consecutivo dell’Inter a Crotone, ha già preso a delinearsi in maniera chiara.

Dybala ha illuminato la mattinata di Reggio Emilia, firmando la tripletta perfetta: una rete di potenza e precisione, un’altra d’astuzia, la terza con una punizione esemplare. Ha risposto subito il Napoli, con un punteggio tennistico che non lascia spazio a interpretazioni. Formidabile ancora una volta Mertens, che ha ricominciato il campionato esattamente come aveva finito quello scorso. Un calciatore che è lì a sconvolgere tutte le frasi fatte e gli slogan del calcio. Perché Mertens non è né un centravanti classico e né un falso nove. Mertens è un attaccante atipico, capace di esaltarsi ed esaltare il gioco di Sarri. La dimostrazione che bisogna uscire dai vecchi modi di pensare e discutere: sono i calciatori a doversi adattare a un modulo tattico oppure è il modulo che deve rispecchiare le caratteristiche dei calciatori? Risposta facile e banale: bisogna avere allenatori intelligenti ed interpreti disponibili. Perché il calcio, come la vita, è partecipazione e capacità di mettersi in relazione. La domenica ha detto, come andiamo ripetendo da inizio campionato a dispetto di quelli che intravedevano solo criticità, che la Lazio è una squadra di qualità. Con le sue imperfezioni, ma anche con gente capace di fare la differenza.

Ce ne sono due ancora fuori, come Felipe Anderson e Nani, ma nel frattempo Inzaghi si gode uno strepitoso Immobile, capace di firmare dieci reti in otto partite dall’inizio della stagione: due in Supercoppa, sei in campionato, una in Europa League e una in Nazionale. Le sue prodezze hanno reso inutile la doppietta di Pellegri, un giovane di grandissimo avvenire. Esattamente come Barella, ventenne cagliaritano che è stato determinante nel successo a Ferrara. Un consiglio: tenetelo d’occhio, perché presto sarà protagonista anche con Ventura. E non sarebbe una sorpresa trovarlo sul palcoscenico ai Mondiali.


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