MILANO - "Con la sua intelligenza può fare tutto nel mondo del calcio”. Gennaro Gattuso non ha dubbi: uno come Andrea Pirlo, dopo il ritiro, potrà fare ciò che vorrà, ma guai a paragonare i due centrocampisti campioni del Mondo nel 2006: “Io come Pirlo? Non diciamo stronzate - dice senza mezzi termini Ringhio a Radio24 -, non mischiamo la nutella con il cioccolato fino. Quando vedevo Pirlo giocare mi dicevo ‘ma io posso fare lo stesso gioco che fa lui? Devo cambiar mestiere’. Meglio di me nessuno lo può dire, perché cominciai a giocare con lui nell'Under 15, dopo facciamo tutte le Nazionali giovanili insieme, vinciamo un Europeo Under 21, lui giocava da mezza punta.
DA TREQUARTISTA A REGISTA - Gattuso poi racconta il cambio di ruolo di Pirlo: da fantasista a regista basso. L'intuizione fu di Ancelotti. "Era il 2001/02, erano un paio di mesi che il mister lo provava così in allenamento, non è stata una cosa improvvisa. Quando Andrea è stato pronto, Ancelotti lo ha messo anche in partita in quel ruolo, non è stata un’intuizione del momento, ma c’è stato tanto lavoro dietro. A lui piaceva giocare corto, ma anche lanciare, basta vedere quanto lo ha fatto con la Juve di Conte, stava là a pennellare e sbagliava poco” .
COME BUD SPENCER E TERENCE HILL - Gattuso, intervenuto a Tutti Convocati su Radio 24, racconta poi altri aneddoti sul suo ex compagno di squadra: “Fatemela passare, lui sembrava uno che si piangeva sempre addosso, ma lui con tutto il rispetto alla madre, era un gran figlio di… Era capace di prendermi in giro mesi e mesi, era divertente stare con Andrea. Gli ho tirato più cinquine io che Bud Spencer a Terence Hill”.
IL FUTURO DI ANDREA - “Lui può fare quello che vuole nel mondo del calcio perché ha un’intelligenza fuori dal comune, è uno che sa stare con gli altri, che ha credibilità e che ha una grande testa, può fare veramente quello che vuole”.
«CI PENSAVA LUI» - “Io ho giocato quasi 20 anni insieme ad Andrea, nazionale compresa. Credimi, io nei momenti di difficoltà, quando avevo la palla la davo a lui, da recuperare: "fai quello che vuoi". Ero sicuro quando ero vicino a lui, ho capito quello che dovevo fare e il resto ci pensava lui. E per questo sicuramente lui mi ha aiutato molto di più nella mia carriera che io a lui” .
LA JUVE - “Lui ha avuto una fortuna incredibile, perché dopo quando superi i 30 anni nel nostro lavoro bisogna lavorare nel quotidiano, e veramente bisogna far fatica. Ha avuto la fortuna di trovare quella Juventus che non faceva le coppe europee, lavorava... Sapete come lavora Antonio Conte: è uno che ti fa star male in settimana, ma dopo un paio di mesi cominci a stare bene. A lui mancava quello, il lavoro l'ha aiutato, ha messo più forza nelle gambe e gli è venuto di nuovo quella voglia, perché aveva visto, aveva toccato con mano che lavorare durante la settimana lo faceva stare bene. Secondo me il segreto è stato quello”,