Necessario uniformare l'utilizzo del Var

L'editoriale del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Necessario uniformare l'utilizzo del Var© Getty Images
Alessandro Vocalelli
5 min

ROMA - Napoli e Juve hanno preso il largo, rompendo quell’equilibrio in testa di cui si narrava fino a un mese fa. Non ci sono più cinque-sei squadre in due soli punti, ma una coppia che va a braccetto. Infuriano ancora una volta le polemiche per il mancato utilizzo del Var che sta diventando realmente un problema. Ci sono arbitri che chiedono - giustamente - il conforto delle immagini e altri, come successo a Cagliari sul tocco di mano di Bernardeschi, che ignorano lo strumento, per chissà quale motivo: eccesso di sicurezza o semplicemente una questione di orgoglio? Fatto sta che Napoli e Juve hanno tenuto il passo, andando incontro a una sosta molto più importante di quanto si possa immaginare. È infatti tempo di mercato e se De Laurentiis è pronto a regalare un rinforzo di qualità a Sarri, non è neppure da escludere che la Juve rinunci alla classica opportunità. Insomma, due squadre lanciatissime e che si confrontano in un slalom parallelo dentro e fuori dal campo.

Completamente differente lo scenario che si sta consumando a Roma. La Lazio va incontro alla sosta con un pieno di entusiasmo e di risultati, dalla vittoria in Supercoppa alla qualificazione centrata in anticipo in Europa League, dal potenziale terzo posto in campionato (se riuscisse a battere l’Udinese in casa) alla semifinale di Coppa Italia. Merito di un gruppo che non è andato avanti a strappi e - anzi - è stato formidabile e compatto nel superare il momento delicato determinato, diciamo così, dall’arbitro Giacomelli, un altro che non ha avuto l’umiltà di guardare le immagini a bordo campo. L’uomo simbolo di quell’ingiustizia - Immobile - è diventato addirittura il capocannoniere del campionato, firmando il poker a Ferrara, con una media gol da record. Inzaghi è stato bravissimo a cementare un gruppo che sa sempre cosa vuole e in cui convivono individualità di altissimo livello. Perché non c’è dubbio che sia stata fondamentale la mano dell’allenatore, ma pochissime squadre possono contare su gente come Leiva, Milinkovic, Luis Alberto e Felipe Anderson: qualità al massimo livello. Se pensate che per prendere questi quattro giocatori più De Vrij e Immobile, i dirigenti hanno speso complessivamente una quarantina di milioni - o forse meno - avete la misura di quanto siano state felici certe intuizioni del ds Tare, che meriterebbe un Oscar. Perché il calcio, come dice Lotito, si fa con un gruppo coeso e con le idee giuste.

Idee che sembrano al momento confuse nella Roma, dove sarebbe un errore scaricare su Di Francesco tutte le responsabilità di una situazione molto delicata. Non c’è dubbio che anche lui abbia commesso errori significativi, a cominciare dalla Coppa Italia, ma è il quadro generale a preoccupare. Il caso Nainggolan ha finito per pesare moltissimo, non solo dal punto di vista tecnico, ma sarebbe un errore ricondurre tutto alla settimana più travagliata che ha trascorso la Roma. I giallorossi vengono da un lungo periodo di appannamento: nelle ultime sei partite, ne hanno perse tre, pareggiate due e vinta una sola, con il Cagliari in pieno recupero. La Roma sta pagando atleticamente una partenza scientificamente lanciata, in cui sono stati mascherati difetti di costruzione che adesso vengono al pettine.

In estate sono stati spesi complessivamente 80 milioni per Schick (che comunque ha tutto per crescere moltissimo), Defrel e Ünder, senza riuscire a sostituire Salah. E a centrocampo, partito Paredes, non c’è una reale alternativa a De Rossi. Evitando di dare la colpa all’ambiente - facile rifugio in certi casi - la Roma ha però tutto per rendere ancora positiva la stagione e chissà che sosta e mercato anche in questo caso non possano essere d’aiuto. Di sicuro ieri è stata battuta da un’Atalanta ancora una volta impeccabile, capace di confermarsi dopo aver già sbancato il San Paolo. Gestione perfetta da parte di Gasperini.

Il resto della giornata ha fatto registrare la nuova vittoria del Benevento, che ha orgoglio da vendere, la rabbiosa partita del Milan di Gattuso e il debutto perfetto di Mazzarri, che conosce il calcio e sa quanto sia importante l’equilibrio in campo. Passa per difensivista, solo perché ama la difesa a 3, ma con lui gli attaccanti si sono sempre esaltati. Perché il calcio è fatto sì di moduli, ma soprattutto di tempi e di spazi.


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