Sarri e la media-punti del Bayern campione

Sarri e la media-punti del Bayern campione© FOTO MOSCA
Stefano Chioffi
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Il Napoli ha risposto subito, come in una lunga chat su whatsapp, alla tripletta e ai selfie di Dybala con i raccattapalle in tuta del Benevento. Lo ha fatto nel modo più sorprendente, quasi cinematografico, segnando due gol in quattro minuti con Milik e Diawara quando il cronometro stava già consegnando lo scudetto alla Juve: foto che sono rimbalzate in tempo reale sul web, dal profilo Facebook del club, la replica perfetta ai capolavori firmati sabato pomeriggio da Dybala. Un messaggio chiaro e asciutto alla concorrenza: Chievo sconfitto in rimonta, campionato ancora aperto, dodici tiri nella porta di Sorrentino, un rigore sbagliato da Mertens, una traversa di Tonelli, quattro punti di svantaggio dai bianconeri ma dieci in più rispetto a quelli che aveva conquistato dopo trentuno partite nella scorsa stagione.

Cosa potrebbe mai rimproverarsi questo Napoli, inesauribile e tosto? Sta correndo più veloce delle squadre che vinsero il tricolore prima con Bianchi e poi con Bigon, gioca con la perfezione di un robot nelle giornate benedette dall’oroscopo e viaggia alla stessa media (2,48 punti) del Bayern Monaco, che in Bundesliga ha appena festeggiato il sesto titolo di fila. Milik e Diawara hanno rimesso sul binario giusto gli azzurri nel momento più complicato, respingendo ansie e pressioni a livello psicologico: l’attaccante, frenato da un doppio infortunio ai legamenti, inseguiva il gol in serie A da 232 giorni, mentre il mediano ha festeggiato la sua prima perla in carriera. Merito loro se il Napoli continua a sgomitare con la Juve e può vantare ancora un rendimento da primato, inferiore di qualche briciola ad altri due club senza rivali nei loro rispettivi tornei: il Manchester City (2,62 punti, vicino al trionfo in Premier) e il Paris Saint Germain (2,62), padrone della Ligue 1. Una squadra che fa scuola con il tiki-taka di Sarri, ex impiegato di banca e figlio di un operaio dell’Italsider di Bagnoli, in grado di diventare un riferimento persino per un professore della tattica come Guardiola.

Numeri da incorniciare. Senza la Juve dei record, a caccia del settimo scudetto consecutivo (impresa riuscita in tempi moderni solo all’Olympique Lione tra il 2002 e il 2008), il Napoli non avrebbe dovuto aspettare lo scontro diretto del 22 aprile per sperare di rovesciare il destino di un campionato che dall’11 marzo ha preso una piega in favore dei bianconeri. Ma la maratona per lo scudetto non rappresenta l’unico motivo di interesse. Si preannuncia sempre più emozionante la baraonda legata allo sprint per la qualificazione in Champions: la Lazio ha battuto l’Udinese e ha agganciato la Roma al terzo posto proprio nella settimana del derby, approfittando della sesta sconfitta allo stadio Olimpico dei giallorossi e dello scivolone dell’Inter, fermata dal Torino, dalle prodezze di Sirigu e da un’invenzione dell’ex nerazzurro Ljajic, che ha interrotto l’imbattibilità di Handanovic dopo 517 minuti. Non basta a volte il possesso-palla per fare la differenza, per cambiare l’indirizzo di una sfida, come è capitato ieri al gruppo di Spalletti (62%) e sabato alla Roma (71%), finita nella trappola di una Fiorentina che non vinceva sei partite di fila dal 1959-60, quando i viola erano allenati da Luis Carniglia e potevano contare sui colpi di Hamrin e Montuori. Passaggi a vuoto sfruttati con puntualità dalla Lazio, che ha stabilito a Udine il suo nuovo primato di gol (75) in A e di successi in trasferta (dieci), raccogliendo quattordici punti nelle ultime sette giornate, nonostante i pareggi con il Cagliari e il Bologna. Personalità, schemi brillanti, la semifinale di Europa League da blindare giovedì a Salisburgo. Una Lazio che può contare su tanta qualità: dalle ventisette reti di Immobile alle magie di Luis Alberto (nove gol e undici assist), dal carisma di Lucas Leiva ai ricami di Felipe Anderson.

Il traguardo della Champions si allontana invece dai pensieri del Milan, bloccato sull’1-1 dal Sassuolo dopo una notte stregata: il diagonale di Politano, il graffio di Kalinic e gli interventi da manuale di Consigli, decisivo più di Donnarumma. Sette turni alla chiusura, i brividi non mancheranno neppure in coda: a parte il Benevento, orgoglioso e determinato, ma in una situazione di classifica ormai compromessa, la lotta per la salvezza coinvolge sette club, dal Verona all’Udinese, precipitata nelle zone pericolose dopo otto sconfitte consecutive. Sbagliare è vietato.


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