I meriti di Spalletti, gli errori della Lazio

L'editoriale del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio
I meriti di Spalletti, gli errori della Lazio© LAPRESSE
Alessandro Vocalelli
3 min

E' finita con la Roma meritatamente al terzo posto - risultato positivo da abbinare allo strepitoso cammino in Coppa - e con l’Inter in Champions League alla fine di una incredibile partita con la Lazio. Nello stadio del 5 maggio, Spalletti ha regalato una gioia pazzesca al suo popolo, centrando il traguardo e riuscendo in un’impresa sportiva che sembrava quasi impossibile a tredici minuti dal termine. E’ stato bravo il tecnico interista a tenere saldo il timone, a non mandare la squadra all’arrembaggio, così come è stata colpevole la Lazio - una Lazio strepitosa per gli stessi 77 minuti - a buttare via una partita che aveva in mano. Tre errori individuali - di Strakosha, De Vrij e Lulic - hanno finito per ribaltare la partita, facendo girare completamente il vento. Si sprecheranno le discussioni sulla decisione di impiegare De Vrij, autore della scivolata che ha portato al 2-2, anche se non si possono ignorare le responsabilità complessive di una squadra che aveva già fallito a Crotone il primo match-ball. E mentre l’Inter è arrivata comunque al massimo in questo finale di stagione, la Lazio non può non chiedersi se sia stato solo frutto del caso questo epilogo con tanti, troppi, problemi fisici. Con Immobile appena recuperato e lontano da una condizione accettabile, erano assenti anche Parolo e Luis Alberto, a cui - considerato il valore di Felipe Anderson - forse qualche fatica poteva essere risparmiata.

Il campionato si è chiuso con il Milan in Europa League e la consapevolezza che Gattuso ha comunque portato un’aria nuova e la sensazione di poter continuare su una strada che in alcuni momenti è stata messa fin troppo in discussione. Non è assolutamente tutto da buttare come dimostra anche il cammino in Coppa Italia. E anche se sembra curioso dirlo alla fine di una partita in cui ha incassato cinque gol, proprio col Milan, si chiude una stagione positiva dal punto di vista sportivo per la Fiorentina, sconvolta dal dramma di Astori. La Fiorentina chiude a 57 punti, ottavo posto, praticamente nella stessa situazione dello scorso anno, con la consapevolezza, la certezza, però di non avere più un gruppo a fine ciclo, con tanti giocatori stanchi e demotivati, ma di avere un gruppo all’alba di un nuovo e interessantissimo progetto, voluto dal club e affidato a professionisti come Corvino e Pioli. Da alcune certezze come Veretout a giovani in rampa di lancio come Simeone e Chiesa - quanti hanno un tandem verde così forte? - ci sono insomma tutti i legittimi motivi per pensare a una crescita sempre più importante, in campo e fuori come dimostrano i progetti della società non solo tecnici, ma legati anche alla città.

Alla fine di una lunga e combattutissima volata, non ce l’ha fatta a salvarsi il Crotone. Hanno vinto tutti all’ultima giornata, dal Chievo all’Udinese, dalla Spal al Cagliari. La corsa del Crotone - che ha comunque le basi per pensare subito alla risalita e ha tra l’altro conquistato un punto in più dello scorso anno in cui invece è rimasto in serie A - si è bloccata in casa del Napoli. Già, il Napoli che ha toccato quota 91 punti. Lo segnaliamo a tutti quelli che dividono il mondo e il calcio tra vincenti e non vincenti, come se questo fosse l’unico modo per valutare il lavoro e le prestazioni. Anche l’Olanda di Cruyff nel ’74 e poi di Neeskens e Krol nel ‘78, per fare un esempio, è arrivata due volte seconda e non ha mai vinto un Mondiale. A chi lo raccontate che non ha segnato il calcio?


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