Addio a Novantesimo minuto: i tifosi si ribellano

Il nuovo bando per i diritti tv ha messo a repentaglio la storica trasmissione della Rai
Addio a Novantesimo minuto: i tifosi si ribellano
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ROMA - «Non si ha più rispetto per la storia». E' un vero e proprio moto d'indignazione quello che si è sollevato ieri sera dopo l'ufficializzazione del nuovo bando per i diritti tv di Serie A per il triennio 2018/2021. La nuova ripartizione mette a serio rischio "Novantesimo Minuto", la trasmissione storica della Rai con cui sono cresciuti milioni d'italiani. L'obbligo di trasmettere le immagini delle partite di campionato sulla tv in chiaro solo dopo le 22 (o tre ore dopo il fischio finale delle partite sul digitale) sembra far scorrere i titoli di coda su un pezzo di storia della televisione.

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UN RITO LUNGO 48 ANNI - I tifosi però hanno espresso immediatamente sui social il malcontento per una scelta di difficile comprensione perché sembra penalizzare troppo chi non può permettersi un abbonamento alle pay-tv. Più che un appuntamento televisivo, Novantesimo minuto è diventato un rito collettivo che dura dal 27 settembre 1970 e moltissimi tifosi auspicano che ci possa essere ancora spazio per una modifica nel bando.

IL DIBATTITO - Il tweet del direttore del Corriere dello Sport-Stadio Ivan Zazzaroni ha scatenato un ampio dibattito. Non mancano le voci controcorrente come quella di Giuseppe Cruciani. «Il calcio è di tutti è slogan senza senso. Chi paga va tutelato. Chi non paga vede i gol dopo le 22 o su internet. Che c’è di strano?» ha replicato del giornalista di Radio24. Diverso invece il parere di Cristiano Militello: «...di questo passo il prossimo anno glieli faranno vedere dopo un mese o gli mostreranno come inizia l'azione interrompendo sul più bello per lasciarli col dubbio: gol o no? Misura quasi crudele per una (ahimè nutrita) fascia di popolazione che non ce la fa economicamente».

 


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