Non tutto il maalox viene per nuocere

Il colpo gobbo della Juve con Ronaldo e gli effetti positivi che potrebbe produrre sulla concorrenza diretta: Napoli, Roma, Inter, Lazio e Milan
Non tutto il maalox viene per nuocere
Ivan Zazzaroni
4 min

Il linguaggio social è diretto, spesso pesante e maleducato, spietato: esprime la crudezza, il sarcasmo, l’immediatezza del curvaiolo. “Rosicare” e “maalox” sono termini che appartengono da sempre al vocabolario internettiano, beni di largo consumo su Twitter, Facebook, Instagram poiché sintetizzano sofferenza, rabbia mal trattenuta, gelosia, invidia.
Rosica il tifoso che perde lo scudetto all’ultimo; rosica chi segnala con un’ostinazione adolescenziale i (rari) successi ottenuti nel secolo precedente per rispondere alla provocazione di chi il titolo se l’è appena visto servire su un piatto già pieno; rosica chi dopo mesi di frequentazione della rete si eclissa improvvisamente (per istinto di sopravvivenza) o finge indifferenza. E rosica il giornalista bollato di sostenitore di una parte, di una squadra, il “giornalaio nemico” - e poco importa che sia vero o meno - quando tenta di alterare o sminuire il valore di un’affermazione della ipotetica concorrenza.
Rosica anche chi perde un’altra finale europea.
Per ridurre il bruciore di stomaco da delusione manifesta e da commento postato viene puntualmente consigliato il maalox, e in dosi da cavallo.
Il record nazionale di rosicamento e di distribuzione e assunzione del diffusissimo medicinale è stato stabilito nei giorni scorsi con l’arrivo alla Juve del trentatreenne Cristiano Ronaldo: si è infatti registrato un gigantesco terremoto mediatico sul quale si è stagliata l’ombra dell’ennesimo trionfo juventino. Dai fedelissimi bianconeri Ronaldo è vissuto come una sorta di gesù di Funchal, mezzo uomo e mezzo dio del calcio, capace di moltiplicare sogni e champions e di giocare camminando anche sulle acque dell’anagrafe, un autentico “miracoliere”. Gli altri, beh, gli altri hanno rosicato step by step.
La prima fase della reazione degli anti-Cristiano è stata l’incredulità, poi i tapini sono passati all’avvilimento e in terza battuta alla gufata preceduta da una risposta di pancia, in alcuni casi più feroce della provocazione. Nei confronti non solo degli juventini in sollucchero, ma anche dei rispettivi presidenti col braccino: e adesso comprate tizio e caio!, tutto ciò che avete fatto fino ad oggi non basta più! I torinesi hanno preso il meglio del meglio e vinceranno per altri tre anni!, il campionato non è più credibile! Comprate comprate comprate. Ma non uno qualsiasi: Benzema o Cavani, Chiesa o Messi, Dembelé o Morata, Tarzan e Chita.
Sui giornali si sono moltiplicati – inevitabilmente, ma opportunamente: è la stampa, bellezza – gli articoli di chi ha provato a spiegare la “lucida follia” di Agnelli con tutta una serie di vantaggi sia per il club sia per il portoghese, non ultima l’imposta forfettaria sui guadagni all’estero per i neoresidenti (legge di stabilità, governo Gentiloni). In estrema sintesi: ecco perché CR7 ha scelto l’Italia: pagherà solo 100mila euro di tasse sui 54 milioni incassati nel 2017 (fonte Forbes). Eppure, non tutto il maalox viene per nuocere, se un colpo gobbissimo come quello di Andrea può servire a riattivare il circuito dell’ambizione scuotendo il presidente che – dietro sollecitazione popolare - decide di fare uno sforzo non pianificato per accontentare la piazza rosicante. Un topdunque, più lucidità e l’orgoglio.
Proprio il Mondiale che sta per concludersi ha detto qualcosa di vagamente consolatorio per chi non dispone di risorse eccezionali: è vero che un torneo lungo un mese è una cosa e uno che va da agosto a maggio un’altra, ma perché impedire di sognare lo sgambetto divino?
La medicina per tutti i mal di stomaco, anche nello sport, è l’impegno, è il coraggio nella qualità, la formula di Diego Simeone che deve aver mandato a memoria un pensiero di Harper Lee: «Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede».


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