Rastelli e un esonero con troppi colpevoli

Messo alla porta il tecnico del campionato vinto in B e della salvezza in A. Inevitabile? Forse, ma la sua non sarà la sola testa a cadere
Rastelli e un esonero con troppi colpevoli© ANSA
Vincenzo Sardu
4 min

Era un pomeriggio grigio e umido, di febbraio. Anno 1996, la vigilia di san Valentino. Beh, di amore ne girava poco negli stanzoni del Centro Sportivo di Assemini (scusate, ma "Asseminello" è davvero irritante...) e noi cronisti si aspettava l'arrivo dell'allenatore. Mica uno qualsiasi, era Giovanni Trapattoni. Il "Trap", persona assolutamente adorabile, divertente, competente a livelli siderali e sprecata in quel Cagliari che a dispetto delle ridondanti promesse dell'estate precedente, col faccione dell'allenatore sui poster degli autobus a ipotizzare scenari europei, era niente altro che una discreta squadra, non tale da poter duellare con le big.

Bene, il Trap arrivò e, con la gentilezza di sempre, prima di raggiungere gli spogliatoi si fermò un attimo a chiacchierare con noi. Mister, clima pesante, sta pensando di rimettere il mandato? Risposta secca, ma col sorriso: "Non di penso neanche lontanamente". Le successive due ore e mezza furono di attesa. Capimmo che la squadra dopo una lunga chiacchierata si era recata in uno dei campi non accessibili a sguardi indiscreti per allenarsi. E poco dopo il Trap uscì e ci raggiunse: "Ragazzi scusate, ho deciso di mollare".

Lo capimmo tutti che cosa era successo. Messo davanti al fatto che in quel momento la squadra aveva mostrato un rigetto insanabile verso lui, piuttosto che sporcare la carriera di un santone della panchina, persino uno che non va troppo per il sottile come Massimo Cellino scelse la formula dolce per separare le strade. Ma, poi, presentò il conto a quella squadra cedendo nomi di calibro pesantissimo alla sessione di mercato immediatamente successiva.

Perché raccontare questo episodio? Perché indipendentemente dallo spessore e dai tempi dei protagonisti, di allora e di oggi, qualche analogia si nota. Per esempio: possibile che contro il Genoa il Cagliari abbia fatto una figura così infima dopo essere stato capace di ringhiare sul Milan e dominare a Ferrara? Si vince per fortuna, a volte, ma non si gioca mai bene per fortuna. Il Cagliari del post Trap, affidato a quell'altro galantuomo di Bruno Giorgi, arrivò decimo: com'è che con il Giovanni non funzionava? Impossibile che fosse scarso l'allenatore, quindi le ragioni erano altre.

Ecco, sarebbe interessante sapere quali sono le ragioni che hanno impedito al Cagliari dei giorni nostri di continuare nel virtuoso rendimento delle prime quattro giornate di campionato. Virtuoso per i risultati ma soprattutto per quanto mostrato in campo. La risposta di sicuro adesso non la darà nessuno, ma già a gennaio e con più eloquenza la prossima estate si potrà capire l'esonero di oggi, osservando la lista dei partenti.

Perché sia chiaro, tutto sembra tranne una fatica agonistica, una mancanza di volontà. La squadra non ha mai fatto mancare impegno e abnegazione. Ma c'è modo e modo per assolvere un compito e quello visto contro il Genoa non poteva che portare all'esonero dell'allenatore. Se una squadra non corre e basta si può pensare anche pensare che sia un difetto di preparazione o un difetto della testa che non libera le gambe, se la squadra palesemente mostra di non sapere cosa fare col pallone fra i piedi o si presta al ruolo di birillo per gli attaccanti avversari che sembrano Tomba che slalomeggia felice, allora esonerare l'allenatore diventa la prima cosa da fare. Ma la prima, non l'unica.

Come spesso si suol dire in simili circostanze, ora gli alibi sono finiti. Il presunto non gioco di Rastelli? Vedremo cosa faranno squadra e nuovo allenatore. Anche la nomina del successore dirà qualcosa. Le caratteristiche del prescelto suggeriranno in che modo la società interpreta la situazione e le ragioni dell'esonero. Un allenatore muscolare vorrà dire che il problema non è certo la qualità del gioco impartito dal tecnico impallinato. E sarà un altro indizio nella direzione della rivoluzione estiva, se non di gennaio, dell'organico.

Ciò che è certo è che questo è un classico esonero con tanti colpevoli. Per ora paga uno, il solito, l'allenatore. Ma il conto arriverà anche agli altri colpevoli, c'è da esserne sicuri.


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