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MILANO - Roberto Mancini ha esperienza, è smaliziato e fa bene quindi a non fidarsi della trasferta dell'Inter a Verona contro il Chievo, ancor più ostica perché giocata all'ora insolita di pranzo. Di formazione, al contrario del nemico-amico Mihajlovic, neanche a parlarne: «Lui ha più certezze di me, vediamo, domattina decideremo, ora non sono in grado di rispondere, vediamo se recupereremo Juan Jesus e Miranda. Miranda sta lavorando abbastanza bene, ma il ginocchio è una parte delicata. Lo valuteremo domani. Convocato dal Brasile? Ognuno pensa agli affari propri, magari dovevano chiederci come stava prima di convocarlo.
Troveremo le soluzione, ma anche se dovessi cambiare qualcosa non cambierebbe nulla. Tutti sono bravi e non avremmo problemi, Ranocchia è un'opzione». La rivoluzione societaria, con l'addio improvviso di Fassone, non deve preoccupare i calciatori e mancini è categorico: «Voglio ringraziare Fassone per l'aiuto e per il supporto, come ha fatto tutta la dirigenza. Ma ora pensiamo al match, noi ci occupiamo di altro e dobbiamo fare del nostro meglio».
È ancora presto per delineare una griglia di forze sul campionato, secondo il tecnico interista serviranno almeno una decina di giornate, mentre lui sta ancora studiando i ruoli più giusti per i nuovi: «Squadre come Juventus e Milan sono abituate a fare dei filotti in campionato, quindi aspettiamo per capire chi lotterà per lo scudetto. Ho impiegato Perisic dietro le punte perché non volevo cambiare modulo, ma so bene che lui può giocare meglio come esterno. Brozovic e Kondogbia meglio come interni, anche se Geoffrey in futuro potrebbe avanzatre come ha fatto Yaya Touré, sarebbe devastante».