Marotta: «E' nostro dovere tenere Conte alla Juve»

Di fronte agli studenti che gli hanno chiesto del futuro dell'allenatore, l'ad ha precisato: «La nostra proprietà vuole tenere Conte perché è un patrimonio della società, un professionista importante. Lo ha dimostrato con i risultati, ovvero con i 3 scudetti e le 2 supercoppe vinte, ma anche con la competenza messa in mostra giorno dopo giorno. E' nostro dovere tenercelo stretto»
Andrea Ramazzotti
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CASTELLANZA - L'antipasto davanti ai giornalisti, poi davanti agli studenti l'ad della Juventus Beppe Marotta ha fatto altre ammissioni sul futuro di Conte e si è sbilanciato un po' di più: "Domenica abbiamo la festa dello scudetto alla quale ci sarà anche il presidente Beretta che ci consegnerà la coppa per lo scudetto. L'allenatore nel calcio è un valore aggiunto, una componente fondamentale, anche perché il suo profilo è cambiato. Non lavora solo sulla tattica, ma è anche un gestore del gruppo e un comunicatore. La nostra proprietà vuole tenere Conte perché è un patrimonio della società, un professionista importante. Lo ha dimostrato con i risultati, ovvero con i 3 scudetti e le 2 supercoppe vinte, ma anche con la competenza messa in mostra giorno dopo giorno. E' nostro dovere tenercelo stretto". Applausi convinti da parte degli studenti di chiara fede bianconera.

IL PALLONE DI BEPPE - Marotta in precedenza aveva parlato anche della situazione del pallone in Italia: "Il calcio è un fenomeno sociale e noi dirigenti dobbiamo guardare anche a far crescere i giovani, che sono i calciatori del domani, ma anche gli uomini del domani. La Juventus, unica società in Europa, ha creato un liceo interno per coniugare l'attività sportiva a quella didattica. In quest'ottica il calcio assolve un obbligo sociale. In Italia negli ultimi 20 anni gli scudetti sono stati vinti dalle società che avevano il bilancio peggiore e questo è un dato anomalo. Il modello di riferimento per me è il raggiungimento dell'optimum sportivo  mantenendo in ordine i conti come gli azionisti mi chiedono. Per vincere non bisogna solo spendere, ma bisogna avere profili di una certa competenza all'interno della società, figure fondamentali per raggiungere certi obiettivi. Il calcio mercato è cambiato rispetto a quando ho iniziato a farlo io: prima c'era il vincolo che garantiva il tesseramento continuo del giocatore, mentre oggi dopo la sentenza Bosman siamo di fronte a negoziazioni sempre più complicate per la presenza di agenti e familiari che accompagnano il giocatore. C'è un mondo con cui dobbiamo fare i conti, interagire in maniera non semplice. Sarebbero necessarie regole su base europea su questo aspetto e anche sulla tassazione del lavoro: in Turchia per esempio le tasse sono molto più basse che in Italia e in altri Paesi e questo facilita l'arrivo di grandi campioni in Turchia a sfavore dell'Italia. Il nostro calcio in crisi? L'Italia ha allenatori a giro per il Mondo che stanno facendo bene e giocatori di indubbio valore. In Italia abbiamo grandi talenti e c'è la necessità di valorizzarli. Noi come Juventus lo stiamo facendo, partendo da quelli che sono in Piemonte e espandendoci sempre di più. C'è bisogno di una formazione sempre migliore perché avere un maestro bravo è fondamentale per migliorarsi. Forniamo alla nazionale maggiore un nucleo di giocatori importanti, ma ne abbiamo tanti bravi anche nelle nazionali minori".


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