Juventus-Napoli: da Platini-Maradona a Pechino. Ecco perché questa è sempre una sfida speciale 

In principio ci fu il ‘tradimento’ di Altafini. Poi Ferlaino contro Boniperti, i duelli fra Diego e Michel, le roventi polemiche pechinesi dopo la Supercoppa conquistata dai bianconeri nel 2012. La storia infinita di un incontro che vale molto più dei tre punti in palio
Juventus-Napoli: da Platini-Maradona a Pechino. Ecco perché questa è sempre una sfida speciale © LaPresse
Alessandro Aliberti
5 min

TORINO - «Il calcio è un gioco, ma anche un fenomeno sociale. Quando miliardi di persone si preoccupano di un gioco, esso cessa di essere solo un gioco». Lo scrive  Simon Kuper e, mai come alla vigilia di Juventus-Napoli questa frase sembra assumere i connotati di una verità assoluta.
Fra le sfide che hanno fatto la storia del nostro calcio, quella tra i bianconeri ed i partenopei più delle altre assume la fisionomia di un incontro-scontro culturale. Una rivalità sociale, prima ancora che sportiva,  che affonda le sue radici nella storico antagonismo fondato sugli italici luoghi comuni del ‘Nord ricco e laborioso' e  ‘Sud povero e pigro’, del  'padrone Torinese' e 'l'operaio emigrante dal meridione d'Italia’. 
Juventus-Napoli è l'incontro di due mondi distanti anni luce, posti agli antipodi geografici, climatici e culturali. Ma, come spesso accade negli scontri epici tra i nemici più acerrimi, questi due mondi tanto polarizzati hanno bisogno l'uno dell'altro per sentirsi pienamente compiuti. Quando davvero questa rivalità culturale si è riversata sul terreno erboso di un campo di calcio?


ANNI ’50 - '70- La rivalità, così come oggi la conosciamo, nasce a fine anni '50. Il Napoli apparteneva all'armatore Achille Lauro e la squadra era formata da gente del calibro di Bruno Pesaola (poi anche allenatore), Hasse Jeppson e Luís Vinício: quel Napoli finì quarto e iniziò a farsi largo tra le grandi del calcio italiano. La Juventus intanto era già la "Vecchia Signora” e, alla fine del '67, aveva già conquistato il tredicesimo scudetto. Con l'avvento di Corrado Ferlaino, iniziarono anche le dolorose migrazioni sull'asse Napoli-Torino, trasferimenti che venivano percepiti dai tifosi napoletani come veri e propri scippi. Il primo è Dino Zoff, ceduto ai bianconeri nell'estate del 72'. Ma la vera deflagrazione si registra qualche giorno dopo, quando lo scippo juventino si fa ancora più doloroso: il bomber Josè Altafini lascia il sole di Napoli per il freddo di Torino. Tre anni dopo, il  6 aprile 1975, il Napoli,  secondo, si gioca lo scudetto in casa della Vecchia Signora. Altafini comincia in panchina. La Juventus passa in vantaggio nel primo tempo: Causio segna con un destro all'incrocio dei pali. Il Napoli si lancia all’attacco e, nel secondo tempo, Juliano porta il risultato sull' 1-1. A un quarto d’ora dalla fine entra Altafini: azione da calcio d’angolo, Carmignani esce male, palla a Cuccureddu, tiro secco sul palo, rimpallo sui piedi di Altafini, gol: è il 43’ dei secondo tempo. Quel gol regala di fatto alla Juve un altro scudetto. Altafini, dopo la partita, dirà: “I tifosi del Napoli mi hanno fischiato, e io li ho puniti”. Questo lo renderà per sempre “Core ‘ngrato” per tutta Napoli.


ANNI '80 -  Arrivano gli anni '80 e il Napoli, nonostante in più occasioni fosse andato vicino alla vittoria dello scudetto, era ancora a secco di trionfi. Ma il 5 luglio ’84 sbarca a Napoli lo scugnizzo che avrebbe cambiato per sempre la storia sportiva della società partenopea (e della rivalità con la Juventus), un antagonismo che dal quel momento in poi avrebbe avuto 2 nuovi eroi: Diego Armando Maradona e Michel Platini. Ma la vera vendetta al gol di Altafini del 75' arriva dai piedi di un protagonista inaspettato e meno blasonato, Ciccio Romano: i partenopei dopo aver vinto Torino, si impongono 2-1 al San Paolo con sigillo dell’umile Romano che regala alla città di Napoli il primo storico scudetto. Poi è tempo di altre migrazioni dolorose: Ciro Ferrara e Fabio Cannavaro su tutti, napoletani di nascita ma juventini di adozione, e per questo etichettati come traditori.


OGGI -  La rivalità si trascina fino ai nostri giorni, raggiungendo il culmine polemico l'11 agosto del 2012 in terra cinese. Siamo a Pechino e le due squadre si stanno giocando la finale di Supercoppa Italiana. Juve e Napoli si affrontano dopo aver vinto rispettivamente lo scudetto e la Coppa Italia. La direzione di Mazzoleni è un disastro, vince la Juve in 11 uomini contro 9, con i partenopei che protestano per un calcio di rigore concesso agli uomini di Carrera (Conte era squalificato) e i rossi a Pandev e Zuniga. Mazzarri viene espulso, De Laurentiis ordina alla squadra di disertare la premiazione.

SABATO SERA - Sabato 13 febbraio 2016 va in scena l'ennesimo capitolo di una sfida appassionante e avvincente, di questo scontro storico, sospeso a metà fra l'enfasi sportiva e l'orgoglio sociale. Una sfida che ha per protagonisti nuovi campioni in grado di emozionare e regalare gioie e dolori, ma che non perde il fascino antico della sana competizione culturale tra due mondi ancora lontani, eppure mai cosi' vicini: solo 2 punti. 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Juve, i migliori video