E la stampa si sciacqua la bocca su Bonucci

«La Juve si è presa la parte della debolezza» scrive Sconcerti. Crosetti stupito dalla «sparizione di un intero mondo bianconero». Garanzini si interroga sull'opportunità della scelta
E la stampa si sciacqua la bocca su Bonucci© ANSA
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ROMA - Il caso Bonucci spiazza la tifoseria, non la stampa. Eccolo ovviamente trattato dai principali quotidiani “generalisti”: la scelta di Allegri, il momento e le ipotesi sul futuro del difensore, l’indebolimento della Juve-società, secondo tre noti editorialisti, Sconcerti (Corsera), Crosetti (la Repubblica) e Garanzini (La Stampa).



A uscirne più fragile - e non solo a livello di immagine – secondo i tre è la Juventus. Del resto, «con la frittata limpida sul piatto uscirne bene era molto difficile. Mi sembra abbia prevalso un cattivo senso del reale, la divisione per tre di un danno serio e molto seccante. La Juve si è presa la parte della debolezza», scrive Sconcerti nell’articolo titolato 'Può avere strascichi pericolosi', non risparmiando comunque qualche stoccata all’allenatore: «Non può essere giudice Allegri che è ampiamente parte in causa. Non può dare punizioni diverse agli altri e a se stesso. Essendo stato molto plateale l'incidente e riguardando due dei suoi tesserati, toccava alla Juventus dare linee di comportamento al di sopra delle parti (...) E' anche un po' volgare la donazione di Allegri a copertura delle sue offese pubbliche, come vincesse sempre la prepotenza del denaro». Parla invece di «muro di cemento» che diventa «lastra di cristallo» Crosetti, annotando la sparizione di «un intero mondo bianconero fatto di coperture, reticenze, blindature, precauzioni, smentite, silenzi. A volte ipocrisia. Era così da quasi cent'anni. Ed era molto sabauda quest'attenzione fanatica al decoro, alle belle maniere, alla forma che non poteva, non doveva mai dare segni di cedimento».
Nel suo editoriale su Repubblica, senza prendere posizione in favore di una delle due parti in causa, si limita a registrare la fine di un'era: «Quanti stracci sono volati nello spogliatoio più importante d'Italia senza che l'Italia lo sapesse. (...) Ebbene, da Boniperti ad Andrea Agnelli passando per Moggi e Giraudo, mai uno spiffero d'aria sporca era uscito dalle segrete stanze bianconere. Se qualcosa cambia di colpo, non è per ingenuo buonismo: c'è sempre un motivo in quello che decide la Juventus. Ma chissà perché adesso, perché qui, perché così». Interrogativi che sulla Stampa si pone anche Garanzini, che sottolinea un doppio paradosso nella vicenda che ha visto «quella che sembrava la più classica delle tempeste in un bicchier d'acqua» diventare «la tempesta perfetta». Il primo è che tutto è nato «da Juventus Palermo. Una formalità, una sana sgambata d'allenamento il cui esito era segnato ancor prima di cominciare. Il secondo è che una società leader da sempre nella gestione delle regole abbia impiegato, anzi perso tre giorni per affrontare fino in fondo il caso Allegri-Bonucci riducendosi a risolverlo nel tardo pomeriggio del quarto: alla vigilia cioè della sfida che riapre dopo la sosta invernale il cammino della Juve in Coppa dei Campioni».

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Il tutto mentre il «sogno bianconero sta prendendo una forma assai più concreta che in passato» per le difficoltà del Barcellona e la vulnerabilità difensiva del Real Madrid. Garanzini poi, come Sconcerti, punge il tecnico che «rinuncia per motivi disciplinari a uno dei leader della squadra che è anche, da tempo, uno dei difensori più forti al mondo». Una decisione che «non solo penalizza la squadra in una partita di grande importanza: ma è anche, con ogni probabilità, l'anticamera a fine stagione dell’addio a uno dei due contendenti. Se non, conoscendo la storia della Juventus, a tutti e due».


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