Juventus, Agnelli deferito: «È inaccettabile»

Il presidente della Juve sui presunti legami tra la dirigenza bianconera e i boss mafiosi: «Non abbiamo nulla da nascondere e da temere»
4 min

TORINO - «Non abbiamo nulla da nascondere e da temere». Così il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, nella conferenza stampa straordinaria per fare il punto sull'indagine relativa ai presunti legami con i boss mafiosi e il deferimento da parte della Procura federale. Ecco le parole di Agnelli: «Nella giornata odierna mi è stato notificato un deferimento da parte della Procura federale. Tale deferimento riguarda il sottoscritto, il dottor Francesco Calvo, all'epoca nostro dirigente, il signor Alessandro D'Angelo e il signor Stefano Merulla. Questa società, i suoi dipendenti e il sottoscritto non hanno nulla da nascondere e da temere. Nei mesi scorsi i dipendenti della Juventus, che godono della mia massima fiducia, hanno collaborato con la Procura della Repubblica di Torino in veste di testimoni, nel quadro di un'indagine riguardante alcuni personaggi legati al mondo della criminalità organizzata.

Questa veste di testimoni è stata sottoposta ad un controllo invasivo e meticoloso, anche con l'uso di intercettazioni ambientali e telefoniche e non è mai montata. Erano testimoni e sono rimasti testimoni fino alla chiusura delle indagini penali. Oggi la Procura federale, anzichè limitarsi a contestare eventuali irregolarità nella vendita dei biglietti emette un deferimento nel quale il mio nome, quello dei nostri dipendenti, rivestirebbe un ruolo di collaborazione con la criminalità organizzata. Tutto ciò è inaccettabile, ed è frutto di una lettura parziale e preconcetta nei confronti della Juventus e non risponde a logiche di giustizia. Ricordo che l'attività di ordine pubblico e di prevenzione  per le partite di calcio vengono svolte in stretta collaborazione con tutte le Forze dell'ordine e dal personale della Juventus. Mi difenderò, difenderò i nostri collaboratori e soprattutto difenderò il buon nome della Juventus che per troppe volte è già stato infangato e sottoposto a curiosi procedimenti sperimentali da parte della Giustizia sportiva. Tale difesa avverrà nelle sedi opportune. Per evidenti motivi, non rispondo nel merito del provvedimento davanti a voi, perché penso che sia doveroso farlo davanti alla Giustizia sportiva. Come ho scritto alcuni giorni fa, non ho incontrato boss mafiosi, a cadenze regolari ho incontrato tutte le categorie di tifosi, siano essi club doc, siano essi Juventus Member o siano essi gruppi ultras. È sempre stata un'attività fatta alla luce del sole che penso rientri a pieno titolo nei doveri di un presidente di una società calcistica. Se alcuni di questi personaggi hanno oggi assunto una veste diversa negli occhi della giustizia penale, questo è un aspetto che all'epoca dei fatti non era noto, né a me, né a nessuno dei dipendenti della Juventus. E all'argomento che qualcuno di voi potrebbe opporre, che gli ultrà o i loro capi non sono stinchi di santo, io vi posso dire che potrei anche condividere, ma rispetto le leggi di Stato e queste persone erano libere e non avevano alcuna restrizione a frequentare lo stadio o partite di calcio. La Juventus collabora con lo Stato ma non può sostituirsi alle Forze dell'ordine. Ipotesi di un cambiamento del management? Assolutamente no, questo gruppo dirigente, formato dal sottoscritto, da Marotta, dal vice-presidente Nedved, dal direttore sportivo Fabio Paratici, ha intenzione di continuare a far crescere la Juventus ancora per parecchio tempo».

Elkann sul futuro di Agnelli

Ultime notizie sulla Juventus

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA