Buffon: «Smettere di giocare è come morire»

In una lunga intervista a "Tiki Taka" ha parlato del suo ritiro dal calcio, della Nazionale ("Non potevo disertare adesso"), di Balotelli ("Merita di tornare in azzurro") e della finale persa a Cardiff contro il Real Madrid ("Siamo stati presuntuosi").
Buffon: «Smettere di giocare è come morire»© Juventus FC via Getty Images
Andrea Ramazzotti
8 min

MILANO - Una lunga confessione a cuore aperto. Gigi Buffon è stato ospite all’interno del programma “Tiki Taka - Il calcio è il nostro gioco”, il talk show sportivo condotto da Pierluigi Pardo in onda ogni lunedì su Italia 1 e nel corso del suo intervento il portiere della Juventus ha toccato con la solita franchezza vari temi, compresi il ritiro dal calcio, la Nazionale, il suo erede Donnarumma e lo scudetto.

RINO E GIGIO - "Il successo di Gattuso? E’ un ragazzo che ha studiato, che ha delle idee tattiche e giustamente si arrabbia quando lo si sminuisce dicendo che è solo grinta e temperamento. Rino è bravo e lo sta dimostrando. Donnarumma mio erede? Non l’ho incoronato io, lo ha fatto da solo perché ha grandi doti e si è meritato questa cosa con le splendide prestazioni che sta facendo. Alisson? Non mi ha sorpreso. Si sorprende chi non conosce il ruolo del portiere. L’avevo già adocchiato da due–tre anni e mi aveva sempre colpito per la tranquillità con cui gestisce le gare e per come rende semplici delle parate difficili: dà grande sicurezza alla difesa e alla squadra. Un giudizio su Reina? E’ un grandissimo portiere, è determinante e incide tanto nel gioco del Napoli, sia con le parate che con i piedi. Poi ha impatto sulle partite perché ha un grande carisma. E queste peculiarità a volte ti portano anche più punti rispetto alle parate".

CIAO FRANCESCO - "L’avversario più forte che ho affrontato in carriera è stato Ronaldo il Fenomeno: era qualcosa di incredibile e poi quelli erano anni particolari e all’epoca sembrava un extraterrestre che giocava con degli umani. L’addio al calcio di Totti? Lo conosco dall’Under 15 della Nazionale. Abbiamo passato 25 anni di calcio insieme e non dico nulla di nuovo se affermo che lui insieme a Del Piero, Baggio, Cassano e Pirlo sono stati i più grandi talenti in assoluto per quanto riguarda la fase offensiva, perché se si considera anche quella difensiva devo aggiungere anche Cannavaro, Nesta e Maldini. Credo che lui abbia sofferto tanto quando ha strappato questo cordone che lo legava alla Roma e questo allontanamento dal ruolo di giocatore. Ma arriva il momento per tutti e bisogna prepararsi a un altro tipo di vita. Questa cosa non è semplice ma è inevitabile. Francesco ha detto che la voglia di giocare ci sarà sempre e questa cosa è normale, soprattutto per lui che è stato un protagonista così importante. Questa cosa ci sarà sempre, anche a 70 anni".

SMETTERE E' COME MORIRE - "L’anno prossimo non devo fare niente di particolare. L'unica cosa che devo fare adesso è concentrarmi su questo finale di stagione. Sono sicuro e molto tranquillo su quella che sarà la mia scelta che comunicherò, d’accordo con la società, al momento opportuno. Adesso bisogna stare concentrati sul presente e stop. Futuro da dirigente? Ognuno di noi deve seguire la strada che sente dentro e la passione che cresce nella propria anima. Mi auguro di avere un’altra fiamma di passione che mi indichi un ruolo da poter seguire anche in futuro. Per chi vive di emozioni così forti come noi calciatori, lo smettere di giocare è come se fosse la ‘prima morte’ che si subisce. Lo choc è talmente grande perché si ferma un’esperienza talmente bella che tutto il resto sembra non avere valore, ma poi col tempo ti accorgi che ci sono altre cose che ti fanno sentire comunque importante e che ti possono dare soddisfazione".

ANCORA NAZIONALE - "Alle parole di Di Biagio su di me e  la Nazionale non c’è da aggiungere niente se non che ho un senso di responsabilità e di attaccamento che mi sentivo di dare ancora qualcosa alla Nazionale in questo momento di transizione. C’è un ciclo di amichevoli delicate e avevo anche pensato di andare in vacanza qualche giorno con la mia famiglia, ma credo che quando la Nazionale ha bisogno di te, bisogna rispondere presenti e non disertare. Poi da giugno si faranno altri ragionamenti. Ripeto, è una forma di fedeltà e un senso di responsabilità verso l’Italia. Sta nascendo una Nazionale nuova e le prime gare non sono proprio tranquille perché incontreremo Argentina e Inghilterra in trasferta. Penso che qualche giocatore esperto sia utile inizialmente, anche solo per dare qualche consiglio ai più giovani".

SCUDETTO E MENO 4 - "Il rapporto con Szczesny? Siamo molto amici e siamo molto legati perché abbiamo creato una collaborazione stupenda che si vede anche in campo. Ogni volta che gioca ha sempre fatto bene, ci ha regalato molti punti. La vittoria del Napoli a Cagliari? Non l’ho vista ma mi sembra che il Napoli non abbia avuto particolari problemi. Psicologicamente si stava meglio a -1 ma siamo una squadra da battaglia e sappiamo che se quest’anno vogliamo conquistare il settimo scudetto c’è da fare qualcosa di strepitoso e straordinario perché il Napoli non sta veramente regalando niente. Se non fossi il portiere della Juve mi piacerebbe lo scudetto a Napoli? Mi piacciono le storie di sport, di passione e a Napoli tutto questo c’è. E da italiano mi è dispiaciuta l’uscita del Napoli dall’Europa League perché una squadra come quella azzurra poteva vincere la competizione. Avrei tifato per la loro vittoria a differenza di Ferlaino che ha detto che tiferebbe per la Juve solo fino alla finale. Un giocatore del Napoli che mi piace? Penso che la fase offensiva del Napoli sia incredibile. I tre davanti, più Hamsik e Allan adesso sono devastanti. La panchina di Insigne contro la Svezia? Lorenzo dopo quella gara ha dimostrato di essere un campione, un giocatore molto maturo che pensa al gruppo. Infatti dopo l’eliminazione non ha fatto una dichiarazione contro il ct, non ha fatto nessun tipo di polemica. Questo la dice lunga sulla crescita di Lorenzo in questi anni. La responsabilità di essere il capitano della Juve? La crescita umana che ho avuto ha fatto sì che percepissi alcune responsabilità diversamente da quando ero ragazzo. Per trovare un equilibrio personale bisogna fare delle scelte e cercare di essere coerente con queste scelte".

PRESUNTUOSI A CARDIFF - "Di finali di Champions ne ho perse tre, tutte quelle giocate. Col Milan abbiamo sbagliato tre rigori su cinque, invece nelle ultime due abbiamo giocato contro squadre superiori: contro il Barcellona abbiamo perso per episodi ma giocando alla pari, mentre a Cardiff siamo stati troppo presuntuosi. Pensavamo di giocarcela alla pari e se si ha questo pensiero col Real vuol dire che non hai capito come affrontare una squadra come il Real Madrid. Il rapporto con Federer? Ogni tanto ci scriviamo e ci psicanalizziamo a vicenda perché tre ani fa in un’intervista disse che si ispirava a me".

BALOTELLI IN NAZIONALE - "Un ritorno di Balotelli in Italia? Sarei felice se Mario tornasse perché avrebbe la possibilità di dimostrare che è maturato al 100%, potrebbe far vedere con continuità che è diventato un grande giocatore. Penso che Balotelli per quello che sta facendo negli ultimi due anni meriti di essere preso in considerazione anche per la Nazionale. E’ un grandissimo talento, non ha mai avuto grande continuità ma la speranza è che sia maturato al massimo. Solo in Totti ho visto la sua stessa potenza e precisione di tiro. Chi vince il derby di Milano? Di solito gli sfavoriti lo vincono, bisogna capire chi è sfavorito”.


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