Sul rispetto delle sentenze

Sul rispetto delle sentenze© Juventus FC via Getty Images
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Italo Cucci

Le sentenze vanno rispettate. Olé. Lo dice Andrea Agnelli. Nel momento in cui anche i più accesi assertori dell’infallibilità della magistratura, colpiti nel vivo (nel portafoglio), si permettono di avere dubbi, Agnelli tira dritto con uno slogan - lo chiamo così - che hanno sbandierato in faccia a Silvio Berlusconi irridendolo per anni, anzi per decenni, e non perché si rifiutasse di applicarlo ai suoi numerosi guai giudiziari, voleva solo commentarle, le sentenze, magari reputandole ingiuste. Agnelli no: come gli hanno insegnato i precettori famigliari e amici, secondo il presidente bianconero le sentenze vanno rispettate. E chi non è d’accordo con lui, peste lo colga.

All’assemblea degli azionisti il presidente ha parlato chiaro: «Una trasmissione televisiva ha riportato l’attenzione su fatti acclarati in ogni sede riguardanti il rapporto della Juventus con il tifo organizzato. La Juve è stata sanzionata dalla giustizia sportiva per due motivi: 1) aver venduto biglietti in numero superiore rispetto a quanto previsto dalla legge Pisanu, che ne prevede un massimo di quattro a persona; 2) il nostro responsabile della sicurezza Alessandro D’Angelo ha favorito l’ingresso di materiale non autorizzato al secondo anello di questo stadio in occasione del derby del febbraio 2014... È doveroso un chiarimento: dopo i fatti in questione, oggi Juventus rispetta alla lettera le procedure di vendita previste e non può consentire che si insinui ancora il dubbio che la nostra società possa essere associata al fenomeno del bagarinaggio...Ogni altra affermazione è falsa e infondata e sarebbe ora che chi si esprime su questi fatti tenesse conto dei fatti, delle prove e delle sentenze».

Ci stava un altro “olé”, ma siamo seri. Anzi, più che seri, sdegnati. Perché non si possono rispettare solo le sentenze che ti sculacciano ma non ti feriscono e ignorare quelle che sembrano disonorarti. Come la sottrazione di scudetti avvenuta con sentenza definitiva, magari anche discutibile, come ho fatto io, disinteressato cronista, quando ho definito “di cartone” lo scudetto bianconero devoluto all’Inter (salvo riconoscere il buon diritto di Massimo Moratti di rispettare la sentenza che glielo ha... dirottato). Il rispetto delle sentenze richiama automaticamente anche il rispetto dell’intelligenza, della lealtà sportiva, degli appassionati di ogni colore ai quali dà fastidio (esclusi famigliari e famiglie) l’ostentata presenza allo Stadium di scudetti in libertà, come li avrebbe definiti ironicamente l’Avvocato bissando la famosa battuta che gli uscì quando il Napoli di Maradona vinse il primo tricolore.

Non sono un iconoclasta, non voglio cambiare la storia, ancora ieri parlavo di sport al Coni sotto l’affresco raffigurante. - fra gli altri - il mio padrino di battesimo Italo Balbo, condannato da una (involontaria?) sentenza di fuoco amico. Voglio solo dire che da oggi, e comunque con premura, devono essere cancellate dallo Stadium tutte le insegne relative a scudetti mai vinti perché depennati da una sentenza che sappiamo da sempre, ma soprattutto da oggi, assolutamente rispettabile. Andrea Agnelli ha sempre detto che a casa sua fa quel che vuole ma lo Stadium non è casa sua: è un luogo pubblico dove si devono rispettare le sentenze. E gli Eroi di Superga. Così come in altri stadi, luoghi, devono essere rispettati i morti dell’Heysel.


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