Lazio, carica Reja: «Champions possibile, Pioli credici»

«Spero di non fare arrabbiare il tecnico: tolte Juve e Roma, Lazio alla pari con Inter, Milan, Napoli e Fiorentina per il terzo posto»
Lazio, carica Reja: «Champions possibile, Pioli credici»© LaPresse
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ROMA - S’è goduto il mare di Favignana, pedala in bicicletta ai confini con la Slovenia. Edy Reja è un fantastico giovanotto di 69 anni. Sabato, il giorno prima della Barcolana, s’è concesso una regata nel porto di Trieste. Il generale friulano era nell’equipaggio di Alessandro Rinaldi, lo skipper laziale del Circolo Canottieri Aniene, e governava la randa. Secondo posto. Gli hanno fatto i complimenti. E il suo amico Thomas Kavcic, chef d’eccezione, lo aspetta al Castello Zemono di Vipava. Cene prelibate e un buon bicchiere di vino per cancellare la nostalgia del campo che spesso lo assale. Il tecnico di Gorizia è ancora ricercatissimo da qualche presidente di serie A, ma resiste. Lotito lo voleva tenere. Edy ha capito che alla Lazio serviva svoltare e gli ha suggerito Pioli. Ora, si può dire, è diventato un tifoso biancoceleste. Quattro mesi dopo un addio sofferto, ha accettato di tornare a parlare in esclusiva per il Corriere dello Sport-Stadio e ci ha raccontato tutto o quasi.

Buongiorno Reja. Ha nostalgia della panchina?
«Dopo cinquant’anni in campo non è facile, l’abitudine era quella, ogni tanto viene voglia di ritornare, manca l’adrenalina, ma ora conduco una vita serena, la cercavo».

Il suo nome è stato accostato al Palermo.
«Sono stato accostato a diverse squadre, di veramente concreto c’è poco. Solo voci».

Quanto manca la Lazio?
«Mi ero abituato a Roma, a Formello, ai rapporti, alle persone che mi hanno circondato di affetto. Un pochino manca. Ma il tempo passa, bisogna farsene una ragione».

Ci sono dei rimpianti per l’addio di giugno?
«E’ difficile dirlo, mi ero trovato bene, ho avuto tante manifestazioni di affetto anche all’interno della società, ci sono stati dei riconoscimenti. A parte i risultati, le cose dal punto di vista umano sono quelle che rimangono e fanno piacere».

I tifosi della Lazio stanno tornando all’Olimpico dopo qualche mese di lontananza.
«Ho vissuto la parte più difficile della storia recente della Lazio. Era un momento particolare, di tensione e di difficoltà senza precedenti. Vedere lo stadio vuoto non mi faceva piacere. Il rimpianto più grande è non essere arrivati in Europa. Avrei avuto l’entusiasmo per continuare. E sarebbe stato bello, considerando la rosa adeguata che è stata costruita».

Quando è andato via, la campagna acquisti era a buon punto.
«Come avevo detto, indipendentemente dal risultato, Lotito voleva rifare la squadra. Le operazioni sono state mirate nei ruoli dove esistevano carenze o per aggiungere spessore alle qualità che c’erano. Gli obiettivi sono stati centrati. Servivano giocatori di livello, pronti a inserirsi, così è stato. De Vrij è l’unico giovane, ma ha già esperienza. Gli altri sono tutti affermati. Questo era il programma che avevamo stabilito con Tare e Lotito, gli accordi erano quelli, le promesse sono state mantenute».

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