Ecco perchè i giocatori della Lazio fischiano i propri tifosi

I biancocelesti battono 4-1 il Chievo, ma tre esultanze su quattro sono polemiche. Candreva: «Vorremmo che lo stadio Olimpico non fosse un teatro»
Ecco perchè i giocatori della Lazio fischiano i propri tifosi© Bartoletti
Pasquale Campopiano
4 min

ROMA - “Vorremmo che lo stadio non fosse un teatro”.  Firmato Antonio Candreva. Pochi minuti dopo aver mimato dopo il primo dei suoi due gol il “Fate solo chiacchiere” con le mani verso la tribuna stampa. Un Candreva in buona compagnia, visto che nella stessa gara, Lazio-Chievo, finita 4-1, in rapida successione anche Cataldi (al suo primo gol in Serie A) e Keita hanno esultato polemicamente. Portando il dito verso la bocca e zittendo quel “teatro” desolatamente semivuoto.
Benvenuti allo stadio Olimpico, sponda Lazio o sponda Roma non fa differenza. A Roma Città dall’inizio di questa stagione si protesta, si diserta, si sceglie di non tifare. Il paradosso dell’amore verso la propria squadra, visto che poi romanisti e laziali non vedono l’ora di andare in trasferta per riempire il proprio settore ed urlare la propria passione.
LAZIO-CHIEVO 4-1, ESULTANZE CON POLEMICA:



NON SOLO BARRIERE – La guerra fredda della Sud e della Nord nei confronti delle decisioni del Prefetto Gabrielli che ha deciso di dividere i due settori più caldi con la barriera di steward è solo una delle spiegazioni. In casa Lazio, per esempio, il disamore verso la partita allo stadio ha origini bene più profonde. Dove c’entra una gestione societaria firmata Lotito mal sopportata. Anche la Roma non è da meno, con gli americani che non hanno per niente convinto i propri tifosi nello sviluppo della “cosa giallorossa”. Ma al di là di scelte d’onore, barriere, contestazioni e boicottaggi, il nervosismo che striscia negli spogliatoi della Lazio è evidente. Tre su tre non era facile. Tre marcatori (perché Candreva ha fatto una doppietta) contro tutto quello che sta accadendo. Fa sensazione il fatto che un giovane talento come Danilo Cataldi, cresciuto nella Lazio e chiamato a sostituire Biglia e a caricarsi di responsabilità, le abbia scaricate con così tanta rabbia dopo la sua prima vera gioia in Serie A: «Vorrei dedicare il mio gol al 69° compleanno di Giorgio Chinaglia», ha chiosato il centrocampista cresciuto nell’Ottavia, bypassando completamente la sua rabbia: «Nel gol e nell’esultanza c’era tutto».

IL GIOCO DELLE ESULTANZE – Nel gran ballo delle esultanze non c’è più spazio per la semplice e pura gioia. Le mode si sprecano: da chi è costretto a chiedere scusa ai propri tifosi per non aver esultato al gol contro la propria ex squadra a chi proprio non riesce a gioire. Poi c’è chi esulta con polemica. Lo ha fatto anche Keita Balde, appena 20 anni, dopo il gol del 4-1, sempre in casa Lazio: «La gente a volte va contro di noi - le sue parole-, ho sentito dei fischi inutili anche se giochiamo in casa. I tifosi devono starci più vicino».

IL TEATRO DEI SOGNI – Eppure capita anche a teatro, anzi soprattutto lì, che quando il pubblico non gradisce, piovono fischi. All’opposto, se lo spettacolo piace, le mani si spellano e piovono bis. Dipende tutto da come reciti: ieri la Lazio è andata sotto e stava giocando male. Poi si è ripresa e ha messo la freccia. Il pubblico paga e ha il diritto di fischiare. Qualche attore sembra non averlo capito. Poi ci sta, che qualcuno abbia “Il Teatro dei Sogni” e qualche altro quello del silenzio. Ma non è certo colpa di chi ci va.


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