Memories Lazio, così Uccellino fermò Rivera

Manservisi e quel soprannome per l’esilità: «Ma il Golden Boy lo fecero marcare a me»
Memories Lazio, così Uccellino fermò Rivera
Daniele Rindone
2 min

ROMA - Nell’anno dello scudetto sfiorato, nell’anno che introdusse all’apoteosi, ci pensò lui a Rivera. Era un sabato di Pasqua: «Si doveva giocare Lazio-Milan, la famosa partita del 21 aprile 1973. Loro erano primi, noi con una vittoria saremmo andati a pari merito. In settimana l’incubo era Rivera, il capocannoniere, andava fortissimo. Maestrelli non sapeva a chi affidarlo». Lo affidò a Pier Paolo Manservisi, classe 1944, nato attaccante, rinato ala tattica, diventato l’anti-Rivera, fu soprannominato l’Uccellino per il fisico esile:

«In settimana i giornali scrissero che Maestrelli era indeciso, non sapeva chi far giocare su Rivera. In partitella andai in marcatura su Chinaglia, non gli feci toccare un pallone. Maestrelli puntò su di me, contro il Milan vincemmo 2-1». Rivera, il Golden Boy, l’Abatino, andò incontro ad un sabato terribile. Manservisi no, per lui fu il giorno dei giorni. Si trasformò in leone, preparò imboscate: «Ero abbastanza veloce, giocai d’anticipo. Rivera era super. Non sembrava, ma correva come un matto». La Lazio, in 90 minuti, in quel 21 aprile, si giocò 73 anni di storia. Record d’incasso all’Olimpico, record di vittorie consecutive. Fu il primo aggancio scudetto.

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LE CRONACHE - Si scrisse che «Rivera fu annullato da Manservisi». Pioveva, la Lazio andò sul 2-0, spuntò il sole. Le cronache del tempo raffigurano Rivera con «le caviglie sanguinanti». Manservisi schiantò un monumento: «Rivera segnò solo alla fine. Ad inizio partita mi scappò, toccò il pallone, lo indirizzò da una parte, lui andò dall’altra, gli rifilai una gomitata. L’arbitroLo Bello fischiò la punizione, mi venne incontro e disse “mi raccomando, quando lo picchia non si faccia vedere».

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