Ferrara e un paio di scarpe: così Immobile andò alla Juventus

A Sorrento, Ricciardi allenava il piccolo Ciro: «Telefonarono da Torino: centomila euro»
Ferrara e un paio di scarpe: così Immobile andò alla Juventus© Bartoletti
Antonio Giordano
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TORRE ANNUNZIATA (Napoli) - Quel bimbo di otto anni, qualcosa d’assai simile ad uno scugnizzo, mangiava l’erba: «E faceva paura: rincorreva tutti e vedeva la porta come pochi. Ce l’aveva nel sangue». Ma nel calcio, si sa, domani è sempre un altro giorno, soprattutto a quell’età: quanti talenti si sono perduti, quanti hanno illuso, quanti sono evaporati come la neve dei giorni scorsi a Napoli? Non Ciro Immobile, però. Guglielmo Ricciardi, allenatore per un bel po’, in quell’epoca era al Savoia: faceva il responsabile del settore giovanile, e s’accorse che allo Sport Club Oplonti, nel Torre Annunziata classe '90, s’aggirava un diavolo: «Lo volevo con me, sembrava fatto. Ma poi andò al Sorrento». Dove il destino, un anno dopo, spedì proprio Ricciardi, con lo stesso incarico: «E quando lo ritrovai, mi accorsi che non c’eravamo sbagliati. Venne da noi Massimo Filardi, responsabile della Juventus per la Campania, si informò. Poi, dopo qualche tempo, arrivò la chiamata».

Qui Torino, la Casa-Madre della vecchia Signora: «Telefonò Ciro Ferrara, disse che stavano seguendo da un bel po’ Immobile, sparò una cifra notevole per un ragazzo, centomila euro. E chiudemmo immediatamente». Affare fatto, con cadeau a sorpresa: «Dopo qualche settimana, mi arrivò un omaggio da Ferrara: un paio di Hogan. Apprezzai e capii». Ne avrebbe dovuta fare di strada, per seguire (simbolicamente) Immobile.


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